BARI - Il germe della violenza. La sua indole aggressiva spaventava anche chi gli viveva accanto. Il 19enne arrestato dopo aver preso a pugni e a calci al Parco Rossani un ragazzo somalo, fratturandogli tre costole e facendogli perdere l’occhio sinistro, era già indagato dal Tribunale dei Minori per maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. Inoltre a fine aprile, pochi giorni prima dell’arresto, le Volanti della Questura, chiamate dai vicini di casa per un furibondo litigio erano entrati nell’appartamento che il ragazzo divide con la fidanzata minorenne e il padre e dove ora si trova agli arresti domiciliari.
Ha aggredito quel ragazzo italiano di 24 anni, di origini senegalesi per il colore della sua pelle. Prima gli ha dato una spallata (secondo alcune testimonianze), poi gli ha detto «Vattene sporco negro» e quando il 24enne gli ha chiesto il perché, lui dopo essersi sfregato le mani, con un pugno lo ha colpito all’arcata sopraccigliare sinistra provocando lo scoppio del bulbo oculare.
La vista e l’odore del sangue lo ha eccitato mentre «U’gnor» era a terra ha continuato a colpirlo al capo, alla schiena, al costato, fratturandogli tre vertebre, inveendo, minacciando, mimando il gesto di chi ha un’arma infilata nel giubbotto, mentre alcune delle ragazzine della sua comitiva urlavano «Vattin da do negro, vattin au paes tu!», «Vattene da quì negro, vattene al paese tuo».
Una specie di arena nella quale il diciannovenne invasato ha trascinato «U’negr» per uno sguardo di troppo lanciato all’ingresso di quel parco che era casa sua, il suo regno, il suo palcoscenico, l’unico che fino ad oggi gli ha dato la vita «perché lui - come hanno raccontato i testimoni - al parco fa il free style e mette la musica».
Prima dei pugni sono volate le parole, dure come pietre «U’gnor, vattene da qui è meglio per te, altrimenti ti uccido», «Devi andare via sporco negro». Il 24enne ha sostenuto lo sguardo del suo aggressore per non farsi umiliare davanti ai suoi amici, ha chiesto il perché di tanta acredine e la risposta è arrivata con quella gragnola di pugni e calci che lo hanno investito provocandogli la perdita dell’occhio sinistro e la frattura di tre costole (40 giorni di prognosi).
Una aggressione aggravata dall’odio razziale «Tutta la dinamica dei fatti - si legge nell’ordinanza con la quale il gip Anna Perrelli, ha disposto l’arresto ai domiciliari dell’indagato su richiesta del pm Grazia Errede - così come emersa dal racconto della vittima e dei testimoni.....è espressione chiara di un sentimento di discriminazione e disprezzo razziale da parte dell’indagato. Sentimento non solo manifestato e percepibile anche all’esterno, ma evidentemente condiviso anche da alcuni appartenenti alla comitiva dall’indagato che incoraggiavano la vittima a tornarsene al suo paese di origine».
Gli investigatori del Commissariato Bari Nuova Carrassi, guidati dal primo dirigente Emanuele Bonato sono riusciti a risalire all’identità dell’aggressore con un lavoro preciso, paziente, certosino partito con l’analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza del parco, proseguito con le esplorazioni sui social (alcuni amici del giovane indagato hanno cercato di concordare nella loro chat su Whatsapp la versione da dare alla Polizia) e concluso con l’audizione di una serie di testimonianze raccolte tra i ragazzi (alcuni minorenni) che hanno assistito al pestaggio.