Perché il Teatro Piccinni non si chiamò Teatro «Maria Teresa d’Asburgo, Regina delle Due Sicilie»?
13 luglio 1835, afosa sera d’estate. Tra i 250 spettatori nella Sala «del Sedile» a Piazza Mercantile, paura di crollo, fuggi fuggi e chiusura della sala.
Come dare a Bari un Teatro? Si nominò una Commissione per dove costruirlo: alla marina, al Corso, a Bari Vecchia. Non si finiva più. Tagliò corto l’Intendente Giordano Bianchi Dottula, Marchese di Montrone, che, nel novembre 1835 scrisse, «Signor Sindaco, stanco di più udire le opposte querele intorno alla scelta del sito onde elevarsi un Teatro degno della grandezza ed opulenza di questa città e persuaso che l’intrattenermi più oltre nella discussione di siffatta materia a nulla servirebbe, se non che a prolungare il cominciamento di un’opera. Io dico che questo monumento si innalzi dinnanzi al Palazzo dell’Intendenza».
Decisivo poi l’intervento del Re Ferdinando IV e nel 1854 i lavori furono conclusi.
Il Consiglio voleva intitolare il Teatro alla Regina Maria Teresa che, dal carattere riservato, non consentì.
Il Teatro fu intitolato a Niccolò Piccinni ed inaugurato, il 4 ottobre 1855.
Negli anni il «Piccinni» non ebbe vita facile. Aperto il «Petruzzelli», il «Piccinni» venne chiuso per evitare … concorrenza. Fu una brutta decisione della Amministrazione che aveva come influente Consigliere Onofrio Petruzzelli (non c’era pubblico per due Teatri …)
Il Teatro Piccinni riprese, Anni ’20, con rappresentazioni di prosa, mentre il «Petruzzelli» si veniva caratterizzando come cinema.
La gestione fu assunta da Antonio Quaranta nel 1925 insieme al genero Giuseppe Santoro.
Quaranta organizzò una Compagnia drammatica che chiamò «Città di Bari» (il primo Teatro Stabile!). Quaranta morì nel febbraio 1928 il genero Santoro continuò l’attività anche perché (si dice) non era insensibile, al fascino delle belle donne che in teatro non mancano.
Per li rami l’impresa teatrale continuò poi con Florenzo Brattelli, Alfredo Santoro, Michele Caldarola, Saverio Zuccarino. L’Impresa Santoro - Zuccarino diede nuova vita al Teatro dagli anni ’30 fino agli anni ’50, sempre con qualche difficoltà perché il pubblico era scarso.
Poi, dopo una breve parentesi gestionale dell’Ente Teatrale Italiano, nel 1959-60 cominciò la gestione del Maestro Carlo Vitale, un personaggio della vita teatrale di Bari e della Puglia, in specie nel settore del Teatro Lirico.
Al «botteghino» – centro della vita teatrale dietro il palcoscenico - Peppino Monteoliveto, bravissimo a scovare un biglietto di loggione per qualche studente in bolletta. Con lui dal 1967 appare il giovanissimo Pinuccio Scotti, poi emulo del suo «maestro».
Il Teatro rendeva poco, era aperto raramente, non più dodici spettacoli nell’anno e con scarso pubblico! Così negli anni ’60 si voleva aprirlo a proiezioni cinematografiche. Aspirazione mai concretizzata (fortunatamente!) fortemente contrastata da me con il Cut (Teatro Universitario).
Da questo anno 2019, riaperto ancora una volta, il Teatro Piccinni può star sicuro.
Almeno così sperano, in Cielo, il Re Ferdinando di Borbone e il Marchese di Montrone.