Un dispositivo biotecnologico «Port a cath» (permette di avere un accesso alla vena del cuore) che aveva provocato una possibile e letale setticemia in un paziente terminale, asportato attraverso una piccola incisione all’altezza del cuore. È l’eccezionale intervento portato a termine nei giorni scorsi con successo, a domicilio, dall’équipe dell’Ospedale Di Venere guidata dal dottor Giuseppe Garofalo, specialista in oncologia e chirurgia d’urgenza. Il chirurgo ha impiegato una tecnica di chirurgia mini-invasiva per eliminare, con anestesia parziale, il dispositivo che nel 2017 era stato inserito nella vena del cuore del paziente per consentire prelievi e infusioni di flebo in un ragazzo allettato, rimasto senza accessi venosi. Il paziente è il trentenne Robertino Delliturri, dall’età di 4 mesi affetto dalla grave sindrome di Arnold Chiari dovuta alla malformazione del cervelletto che ha bloccato tutte le sue funzioni vitali.
Nei giorni scorsi aveva cominciato ad accusare problemi cardiaci continui dovuti all’infezione in corso. «Di ritorno dal Gaslini di Genova – racconta la mamma, Angela Sansone – dove con Robertino abbiamo trascorso gli ultimi 15 mesi, il dispositivo ha cominciato ad infettarsi e stava per provocare una setticemia. Abbiamo interpellato diversi chirurghi e tutti ci hanno consigliato di tornare a Genova, ma per Robertino, attaccato ad un ventilatore polmonare, a pompe di nutrizione e a bombole di ossigeno quando necessario, sarebbe stato impossibile. La corsa contro il tempo si è per fortuna risolta grazie alla disponibilità della direzione generale della Asl di Bari che con la dottoressa Irene Fiorentino e il direttore generale Antonio Sanguedolce hanno attivato una procedura d’urgenza e fatto in modo che dentro la mia abitazione si potesse allestire una vera sala operatoria dove è intervenuta l’équipe del dottor Garofalo del Di Venere. È andata bene. L’intervento è durato poco più di un’ora e grazie a queste persone straordinarie, dalla grande umanità, Robertino è salvo».
Nella sua battaglia contro la sindrome di Chiari, Robertino ha superato 4 coma, 30 interventi e numerose crisi, alcune occorse addirittura in volo durante le frequenti trasferte con aereo militare al Gaslini. «Interventi di questo tipo sono eccezionali - spiega il direttore generale della Asl Ba Antonio Sanguedolce - vengono eseguiti molto raramente. In questo caso il paziente sarebbe dovuto andare al Gaslini ma nell’impossibilità, con gli specialisti del presidio ligure abbiamo condiviso l’idea di intervenire a domicilio, garantendo la sterilità degli ambienti e ogni accorgimento utile. Era l’unica soluzione possibile e il dottor Garofalo è stato bravissimo, dimostrando che in casi eccezionali è il sistema sanitario che si deve adeguare al paziente, non il contrario». Grazie a questo intervento eccezionale, l’azienda sanitaria metropolitana sta predisponendo insieme allo specialista del Di Venere uno specifico protocollo aziendale «che si potrebbe mettere a punto – assicura il d.g. – per casi particolari come quello di Robertino».