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Nascite, assegno per ripartire dopo la pausa

 
gaetano veneto

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gaetano veneto

culle vuote, pochi neonati

I parti in Italia si sono ridotti al minimo dall’Unità, dal 1861, o giù di lì. L’anagrafe nazionale registra 404.104 bambini, oltre 15mila in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente, a fronte degli oltre 700mila decessi

Venerdì 02 Aprile 2021, 15:45

Un breve quadro statistico-demografico introduttivo: il 23 marzo scorso Bari, in termini percentuali, ha segnato il punto più alto nel declino demografico nel nostro Belpaese, intrecciando insieme, e non a caso, il dato, sempre percentuale, dei decessi (4.987), per Covid, ma non di solo Covid, e quello dei nati (1.859), locali o… “forestieri” (per dirlo alla barese). Il dato, sempre percentuale, si riproduce identico per crollo di nascite e record di morti nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese mentre, infine, l’Italia vede rafforzarsi il gap nel rapporto tra ultrasessantacinquenni e minori fino alla maggiore età in Europa.

I parti in Italia si sono ridotti al minimo dall’Unità, dal 1861, o giù di lì. L’anagrafe nazionale registra 404.104 bambini, oltre 15mila in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente, a fronte degli oltre 700mila decessi: in sostanza, come si annota nel report Istat, “la dinamica demografica durante la pandemia in una città grande come Firenze è scomparsa” nella bilancia vivi – morti del nostro Paese. Intrecciati a questi dati sono la pandemia e le valutazioni socio – economiche connesse: alla chiusura della seconda ondata pandemica (fine dell’anno scorso) la sfiducia delle famiglie per la crisi economica, senza apparenti ed urgenti vie d’uscita, con assenza o ritardi di supporti o indennità erogate dai pubblici poteri, ha raggiunto il massimo e, se il calo generalizzato della popolazione è più accentuato a Nordovest (-4,6%) rispetto al Sud (-4%), i tassi di natalità, viceversa, mettono ai primi posti il Sud, anzi la Sardegna che si colloca all’ultimo posto con il suo 5,1 per 1.000, mentre invece Bolzano è primo in graduatoria con quasi il doppio, il 9,6.

Bari è in testa (alla data dello scorso 23 marzo), sempre in maniera percentuale, in questa macabra classifica nazionale dove i nati sono al minimo e i decessi sono al massimo. Altro che squadra in serie C per la nostra città che, per quanti allenatori e calciatori cambi, riesce a perdere posizioni in graduatoria per la sognata promozione, mentre i tifosi piangono… come non avessero altro da piangere: il calo delle nascite nel capoluogo pugliese dal 2019 all’anno scorso è stato addirittura del 16%, dato che se fosse riprodotto a livello nazionale porterebbe, per seguire l’esempio dell’Istat, a pensare alla scomparsa statistica di una città quanto la “cugina” Napoli. Nel dramma totale di questa pandemia è stato determinante il ruolo e l’iniziativa di un Premier, capo di un Governo e non, come negli ultimi agitati anni, di un’accozzaglia di partiti (e di correnti interne agli stessi) che ora da una parte esprimono al meglio nuovi capi volenterosi, negli ultimi giorni, e dall’altra parte si trascinano… leader - Capitani (così come un tempo si autoproclamava un capo antieuropeista, oggi fulmineamente convertito sulla strada… del potere) impegnati a piantare bandierine, come plasticamente ha espresso ed insieme ha sconsigliato il Presidente Draghi, in Consiglio dei Ministri, sul tema della “soffocata libertà” in tempi di Covid.

Il Presidente, non più calato… dal cielo di Bruxelles o “unto” dal Signore del Quirinale ma, ormai, con i piedi puntati a terra nel sinistrato Parlamento, ha finalmente tirato fuori dal dimenticatoio del Senato il progetto, facendolo approvare in Consiglio, di questa prima forma di intervento di rilievo per le famiglie e per una prima pietra in un programma di nuovo sviluppo e sostegno demografico, attraverso l’approvazione alle Camere. È un urgente e primo segnale provvisorio, tendendo però al rilancio della natalità in famiglie più sicure, auspicabilmente presto inserito in un più ampio progetto globale. Così il Premier sembra voler imboccare strade affatto nuove, magari proponendole per orientare il grande Piano di finanziamento (il Recovery Fund o, forse meglio, Plan) che l’Europa mette a disposizione sulla base di progetti e programmi ben definiti e nel breve termine, nella prossima presentazione del Piano da parte del nostro Governo entro i prossimi due mesi.

Tornando al dramma di questa pandemia, va considerato che la scuola, l’educazione dei giovani e la cultura, con l’orientamento tecnico – scientifico prevalente nelle superiori, sono l’economia del domani, se vogliamo veramente avere un orizzonte più chiaro con nuove visioni di sviluppo nel nostro Paese.

Con questa iniziativa di chiarificazione di obiettivi e di supporti urgenti, anche sul piano psicologico, con queste leve economiche e motivazionali, si potrà cercare di uscire da un inverno demografico che, insieme alla ancora alta moria di anziani nel disordine e grande malagestio delle vaccinazioni a livello regionale, vede la rinuncia a mettere al mondo dei figli, nel deserto delle strade in una primavera anticipata dove non si vedono bambini, nelle carrozzelle e con i loro pianti e voci, ma solo cani che… accompagnano i loro padroni in una mesta “ora d’aria”.

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