Sabato 06 Settembre 2025 | 20:46

La solitudine dei credenti e il conforto di papa Francesco

 
Michele Partipilo

Reporter:

Michele Partipilo

La solitudine dei credenti e il conforto di papa Francesco

Oggi che siamo a un’altra Pasqua celebrata nella solitudine quell’assenza si avverte ancora di più e fa riflettere sulla figura di questo pontefice trovatosi al centro di cambiamenti epocali

Lunedì 29 Marzo 2021, 14:50

Poco più di un anno fa, in una livida sera di marzo, papa Francesco volle pregare «urbi et orbi» per l’umanità provata dalla pandemia. Era da solo nella grande piazza dove aveva appena smesso di piovere. C’era in quella solitudine e in quel silenzio interrotto solo dalle sirene delle ambulanze l’immagine della sofferenza globale che stavamo attraversando. Con lui c’era solo l’antico crocifisso di San Marcello, molto caro ai romani: lo portavano in processione per scacciare la peste. Papa Wojtyla l’aveva abbracciato aprendo le celebrazioni per il grande Giubileo del 2000. Ora era lì a dominare la piazza, con le gocce di pioggia che rigavano il volto quasi che fossero lacrime.

Il Papa ieri, domenica delle Palme, è tornato su quelle immagini e su quello sgomento. «L’anno scorso eravamo più scioccati – ha detto – quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante». Parole secche, colme di una verità che portiamo sulla nostra pelle. Per i credenti questa sarà la seconda Pasqua celebrata in maniera anomala: niente riti pubblici, messe contingentate, niente Via Crucis. Lo sanno bene nei nostri Paesi dove le processioni e le tradizioni segnavano il percorso di fede di ciascuno.

Si è tentato di ovviare dando fondo alla fantasia: mostre fotografiche, i «misteri» esposti nelle chiese, on line le marce funebri delle bande. Certo, servono a non far cadere il silenzio, ma sono pur sempre un surrogato e talvolta ti fanno calare addosso una tristezza infinita, una domanda che non avrà mai risposta: perché tutto questo?

Francesco ha provato a rispondere ieri: «In questa situazione storica e sociale, Dio cosa fa? Prende la croce», «si fa carico del male» soprattutto quello «spirituale, perché il Maligno approfitta delle crisi per seminare sfiducia, disperazione e zizzania. E noi? Che cosa dobbiamo fare?». Come Maria - ha detto - dobbiamo prendere la nostra "parte di sofferenza, di buio, di smarrimento». Proprio il Papa è apparso provato ieri. Sapeva di dover combattere una dura battaglia una volta accettato il pesante fardello petrino, ma non s’aspettava di certo tutto questo.

La pandemia e lo smarrimento delle coscienze che ne è derivato da un lato hanno gravato il Pontefice di un nuovo ulteriore compito imprevisto e imprevedibile e dall’altro ne hanno rafforzato il suo essere punto di riferimento, bussola spirituale in molti casi anche per i non credenti.

Nella primavera scorsa la Rai, che aveva adattato un po’ i palinsesti alle esigenze imposte dal Covid, aveva anche deciso di trasmettere in diretta ogni mattina da Santa Marta la messa celebrata da Francesco. Per molte persone impossibilitate a uscire, per molti anziani timorosi di contagiarsi, per tanti che a quell’ora si trovavano per caso o per abitudine davanti al video quel «contatto» quotidiano fu d’aiuto. In fondo era come un amico che sai di trovare sempre, come il barista che ogni mattina ti porge il caffè.

La partecipazione alla messa papale dava conforto e sicurezza, una bella cura per tirare avanti nei giorni difficili, quando il bilancio dei morti sembrava inarrestabile e le bare dovevano essere trasportate con i camion militari. Poi il Covid concesse una tregua – in molti la interpretammo come una resa – e non ci fu più bisogno né di tante precauzioni né della messa mattutina con papa Francesco.

Non è mai stato chiarito perché la Rai cancellò quell’appuntamento, se per volontà dello stesso Papa, se per mantenere una patente di laicità, se per riprendere il consueto andare dei programmi del mattino. Ma molte persone avvertirono il vuoto di quel momento di conforto che veniva meno. E oggi che siamo a un’altra Pasqua celebrata nella solitudine quell’assenza si avverte ancora di più e fa riflettere sulla figura di questo pontefice venuto dall’altra parte del mondo e trovatosi al centro di cambiamenti epocali. Un Papa che combatte contro ogni povertà e ogni violenza, una Papa che non esita a pagare i vaccini per i senzatetto, un Papa che difende il creato perché è l’impronta del Creatore, un Papa che tuttavia come tutti noi avverte la solitudine e la tristezza che da essa deriva. Perché credere da soli è impossibile, si crede insieme e insieme si soffre. Come quando in quella sera cupa di marzo scorso ci sentimmo tutti in quella Piazza San Pietro deserta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)