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FABRIZIO NITTI
22 Febbraio 2021
Vento pugliese soffia su Luna Rossa che andrà a giocarsi l'America's Cup contro i neozelandesi. L'orgoglio di Puglia si chiama Fabrizio Lisco. Una di quelle figure che c'è, ma non si vede; non si vede e si «sente». Nel calcio vivrebbe una vita da mediano, per dirla alla Ligabue: «Con dei compiti precisi, a coprire certe zone, a giocare generosi, lì sempre lì nel mezzo, finché ce n'hai stai lì». Un rigger, dove c'è una fune c'è lui, anche l'albero è cosa e casa sua. Uno di quelli che «cura» l'imbarcazione, assicurandosi che tutto funzioni a dovere sulla scorta di competenze tecniche e tecnologiche precise. Con gentilezza, attenzione, gelosia.
Perché una barca, non solo a quei livelli, è come una donna. Non bisogna trascurarla. Mai. Fabrizio Lisco è spinto da circa diecimila tesserati Fiv pugliesi. Un numero niente male, ma che può e deve ancora crescere. Come tutto il movimento velistico.
La Puglia in generale, e Bari in particolare, hanno con il mare un legame profondo. Una simbiosi che da sempre ha caratterizzato la storia del capoluogo, le cui vicende si sono spesso «confuse» con il mare. Compagni di viaggio da secoli. Al mare è strettamente connessa anche la storia religiosa della città, a testimoniare che, in fondo, il popolo barese è da sempre un popolo di marinai.
Come dimenticare, in questo contesto, il «furto» delle reliquie di San Nicola conservate a Mira? Chi portò a termine la missione? Marinai. Baresi. Per regalare alla loro città una dignità religiosa che ancora ricercava (l'arcivescovo continuava a chiamarsi di Canosa e di Bari) e che poi avrebbe generato profitti anche per l'economia cittadina, i primi passi di quello che si è trasformato in vero e proprio turismo religioso. E che, ancora oggi, non purtroppo in questi tempi di Covid, consente al capoluogo una serie di entrate economiche importanti. Basta una comitiva di russi ben assestati a finanza.
Ma la vela in Puglia non fila via proprio a... gonfie vele. La speranza è che possa esserci un effetto-Lisco, e magari anche un effetto-Ferrarese se quest'ultimo dovesse centrare le Olimpiadi, a fare da traino. Perché mare, città e territorio vivono di connessioni, uno per l'altro. Perché non pensare a ristrutturare e migliorare, per esempio, tutta la rete dei porti turistici?
Dal Gargano al Salento, chilometri di costa che alternano pochi porti realmente turistici ad altri inseriti in porti veri e propri. In generale l'offerta pugliese riesce più o meno a soddisfare le richieste locali, con gente che preferisce andarsene dall'altra parte dell'Adriatico per avere più comfort. Lo sviluppo del turismo nautico «a vela o a motore che sia», che non è un turismo solo ed esclusivamente dedicato a chi è più facoltoso, genererebbe una serie di vantaggi. Ormeggiare la barca significa un posto di lavoro (l'addetto alla barca che «parcheggia»); scendere a terra e infilarsi nello splendido entroterra pugliese farebbe poi il resto.
Sulla scia di Lisco, potrebbe smuoversi anche un altro indotto che gira attorno a questa disciplina bella, affascinante e che regala un senso di libertà. Quello che chiama in causa istruttori e negozi per accessori. C'è, insomma, tutto un mondo più o meno «potenziale» che potrebbe tentare di «esplodere». In questi dannati tempi di Covid? Beh, ogni tanto proviamo a pensare in positivo. Intanto, senza tirare in ballo le balene e il loro lato B, buon vento a Lisco e alla «sua» Luna Rossa.
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