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Giovanni Castellaneta (già ambasciatore negli Stati Uniti)
21 Gennaio 2021
Il giuramento di Joe Biden, il 46° Presidente degli Stati Uniti e di Kamala Harris, sua Vice, dimostra come la democrazia americana sia saldamente in piedi e come, nonostante l’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso, l’ultima fase della transizione tra l’Amministrazione uscente di Donald Trump e quella entrante sia avvenuta regolarmente. L’ormai ex Presidente ha rotto una tradizione secolare che vedeva l’inquilino uscente della Casa Bianca presenziare al giuramento del successore
L’ormai ex Presidente ha rotto una tradizione secolare che vedeva l’inquilino uscente della Casa Bianca presenziare al giuramento del successore, accogliendolo nell’edificio simbolo del potere esecutivo americano. Per come sono andate le cose negli ultimi sei mesi, la cosa non è sorprendente.
Il neo Presidente ha di fronte a sé un compito non facile. Prima di tutto c’è la pandemia da Covid-19 che è da mesi fuori controllo nel Paese. Ogni giorno muore lo stesso numero di persone che perse la vita negli attentati dell’11 settembre 2001. Strettamente connessa alla crisi sanitaria, c’è quella economica con il PIL e i posti di lavoro in caduta. Sempre sul piano interno, Biden si trova alle prese con un tessuto sociale diviso, con una gran parte degli elettori registrati come repubblicani che lo ritiene un Presidente illegittimo, avendo creduto alla teoria del complotto sui brogli elettorali. Per quanto riguarda l’estero, invece, il Presidente dovrà cercare di recuperare i rapporti con i partner tradizionali e inserire nuovamente gli Stati Uniti nel contesto multilaterale per affrontare dossier importanti come i cambiamenti climatici e la lotta alle pandemie.
Biden ha già pronti numerosi ordini esecutivi per bloccare molte delle politiche messe in atto da Donald Trump. Tra questi, il rientro del Paese negli Accordi di Parigi sul clima e nell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ci sono, inoltre, provvedimenti per cercare di mitigare gli effetti sanitari della Covid-19 con un mandato federale per cittadini e rappresentanti delle istituzioni di indossare le mascherine. A quanto risulta, ci sarà anche un ordine esecutivo che cancellerà il travel ban verso diversi Paesi a maggioranza islamica, come segno di nuova apertura del Paese.
La Cina rimarrà l’avversario principale, sul piano commerciale e geopolitico. Forse i toni saranno smorzati, ma difficilmente la postura statunitense cambierà rispetto a Pechino. Ci si aspettano anche toni più duri nei confronti della Russia, presunta protagonista delle interferenze elettorali del 2016 e dei numerosi attacchi informatici anche piuttosto gravi. In Medio Oriente, l’Iran è la questione principale. La nuova amministrazione cercherà di riportare in vita l’accordo sul nucleare, anche se la strada è decisamente in salita vista anche la retorica di Teheran che si è detta più volte pronta a riprendere l’arricchimento dell’uranio anche in risposta all’uccisione del Generale Soleimani avvenuta un anno fa.
Per quanto riguarda i rapporti con l’Europa, non bisogna però aspettarsi rivoluzioni dalla presenza di Biden alla Casa Bianca. Come detto in precedenza, i problemi principali che dovrà affrontare sono all’interno, perciò il suo sguardo sarà puntato lì per buona parte del mandato, forse unico. Inoltre, molto probabilmente non ci saranno tentativi di grandi accordi commerciali sul modello del fallito TTIP con l’UE. Già ai tempi di Obama, gli Stati Uniti si iniziarono a focalizzare sul “buy american”, concetto enfatizzato da Trump e che Biden non abbandonerà, pur mitigandone i toni. Per l’Europa e l’Italia però, ci sarà l’occasione di avere di nuovo un partner dall’altra parte dell’Atlantico prevedibile e più affidabile, con una politica estera e commerciale guidata da persone di sicura esperienza e professionalità.
Per concludere, come ho scritto nel mio ultimo libro, “A proposito di Joe” (che esce in libreria proprio oggi), solo il tempo ci permetterà di capire se Joe Biden sarà ricordato come il Vice di Obama o come il Presidente che è riuscito a traghettare gli Stati Uniti fuori da uno dei loro periodi più tempestosi.
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