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Italia in panne tra pandemia e crisi di governo

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

Un pasticcio tutto italiano da cui, a stretto giro, si deciderà il futuro del governo

Martedì 12 Gennaio 2021, 15:22

Accuse incrociate, ultimatum, sfide: l'esperienza giallorossa è sempre appesa alla posizione di Italia Viva, ma anche ai mal di pancia di parte dei dem e dei 5Stelle. Un pasticcio tutto italiano da cui, a stretto giro, si deciderà il futuro del governo.
Una strategia che non possiamo permetterci. Non con il Covid che continua a mietere vittime, le terapie intensive che non riescono a respirare, i fondi del Recovery - una valanga di miliardi - da gestire e, Renzi qui ha ragione, gestire bene. Il Paese, in questa situazione, è all’ultima chiamata.

Ecco perché si spinge prima per approvare il relativo piano nel Consiglio dei ministri e poi in Parlamento. Solo successivamente, o al limite in parallelo, si potrà procedere con il chiarimento politico che sta immobilizzando l'azione di un esecutivo già abituato, male, a procedere a piccoli passi e che deve fare i conti anche con i malumori delle Regioni sulla nuova stretta anti Covid in arrivo nel fine settimana.
Un'Italia che sembra aver paura dello sciamano stile Capitol Hill e in cui si decide perfino di distribuire le nuove cartelle esattoriali con il contagocce, a causa del rischio di disordini sociali.
Lo sa bene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si sarebbe reso protagonista di un'operazione di «moral suasion» per ammorbidire le posizioni e i toni del dialogo tra Conte e Renzi. E non solo tra loro in realtà, si parla a nuora perché suocera intenda.

Eppure fonti renziane continuano a sostenere che questo esecutivo è ormai al capolinea, con Teresa Bellanova che almeno mette la faccia e dichiara la fine del matrimonio forzato.
Al Colle temono il caos e le tensioni in un momento di emergenza (sanitaria ed economica) con cui gli italiani stanno facendo i conti da mesi e con l'occasione del Recovery fund che non può essere sprecata in alcun modo. Ora si ipotizza una crisi-lampo, ora una al buio che però farebbe saltare il prossimo scostamento di bilancio da 24 miliardi (utile per vaccini e ristori) e l'approvazione entro un mese del piano italiano sul Recovery fund. E l’Europa la prenderebbe male.
In ogni caso la classe dirigente giallorossa non ne uscirebbe bene, aprendo un'autostrada a un centrodestra che ha già in mano una forte ipoteca sul futuro. A meno che, naturalmente, l'ipotesi super Mario (Draghi) diventi realtà e rimescoli tutto dando vita ad un tregua «armata» tra diavolo e acqua santa.

Basterà, in questo quadro, spostare due-tre caselle al governo e cambiare i nomi di quei ministri imbarazzanti, in un sistema che invece necessità di riforme profonde, a cominciare dal fisco e dalle pensioni, sempre annunciate e sempre rinviate? Basterà riempirsi la bocca con auspici di resilienza e green? Il mondo va avanti, nonostante tutto, e l’Italia rischia per l’ennesima volta di restare indietro. Perché ha ragione chi dice che la crisi siamo (anche) noi.

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