Cara Gazzetta, sono Anna Maria Lambiassi, vivo in Brianza amo l’arte e la natura in tutte le sue forme. Perché le scrivo? e mi scusi se sarò prolissa ma la prego di essere paziente e di leggermi sino in fondo e capirà che non posso fare diversamente. Vengo al punto. Sono appena rientrata dalla vacanza passata in uno dei resort in Salento incastonati in una bellissima pineta curata con anche l’irrigazione automatica, spiagge bianche chilometriche mare cristallino a circa 6/7km da Ugento. Come sappiamo non si vive solo per nutrire il corpo, ma anche lo spirito. Qui sorge il mio sincero rammarico.
Volevo visitare Ugento di cui mi ero informata tramite internet dove si parlava dei suoi musei con reperti archeologici e non, delle chiese del XVII secolo con affreschi e opere di una certa rilevanza storica, un castello di epoca normanna con tratti barocchi con un museo che ne racconta la storia a partire dai messapici.
Tutte queste opere a partire dal 2013 sono state ristrutturate con soldi pubblici e questo è un bene che dovrebbe essere fruibile da tutti, pagando un giusto biglietto. Mi ero già messa in modalità “andiamo a ritemprare lo spirito“ ma ecco il primo ostacolo, mi si dice che il servizio pubblico non garantisce la puntualità, per cui domenica 13/09 chiamo un taxi e mi faccio portare in quel d’Ugento, vengo lasciata nella piazza principale, sole cocente e incomincio ad avviarmi per il mio tour. Prima delusione musei chiusi, guide che operano solo sino al 31/08, arrivo al castello dove trovo un gran portone che ne impedisce la visione, suono ma mi dicono che non si può entrare se non con un biglietto rilasciato dal museo (che era chiuso).
Vado per visitare le chiese, chiuse, negozi abbigliamento, chiusi, (mentre i turisti comprano dai “commercianti” abusivi che passano tutti i giorni in spiaggia vendendo in nero, evadendo quindi le tasse). Ristoranti e pochi bar aperti, parlo con i residenti locali e sono anche loro sconfortati per la gestione della loro cittadina, un ragazzo sui 20 anni mi racconta della loro situazione, fanno dei lavori in nero per racimolare quanto può servire per espatriare, mentre alcuni loro coetanei prendono il reddito di cittadinanza e per arrotondare lavorano in nero.
Mi guardo intorno e vedo un paese che non viene valorizzato, eppure girando lo sguardo vedo un posto che, gestito bene, potrebbe mantenere i propri figli. Non posso sentir parlare di un Sud povero, meglio dire che è un Sud mal governato... Amo il mio paese, è il più bello del mondo, confido in lei è in tutta la redazione, so che potete influire nei cambiamenti, so che voi stampa potete pressare le istituzioni affinché facciano il loro dovere, non girate la testa dall’altra parte. Spero che pubblichiate questa mia e proseguiate ad essere di stimolo. Vi ringrazio dell’attenzione un abbraccio ecumenico a tutta la redazione e al direttore. Un abbraccio, cordialmente. #IoNonMiFermoQui
Pubblichiamo la sua lettera. Diciamo solo che c’è ancora molto da fare in Puglia e nel Sud sul piano dell’accoglienza. Quello che si fa non è mai abbastanza.