Sabato 06 Settembre 2025 | 02:44

Ora la Cancelliera insegna solidarietà

 
vito spada

Reporter:

vito spada

Ora la Cancelliera insegna solidarietà

In Europa, siamo legati gli uni agli altri e quindi, la sopravvivenza del Mercato Comune Europeo è di fondamentale importanza. Una consapevolezza che si è diffusa in Germania con il deciso cambio di passo verso la comprensione degli interessi di tutti gli europei

Sabato 25 Luglio 2020, 17:37

Fino a qualche mese fa la presenza tedesca a Bruxelles, sembrava essere l’equivalente della energia oscura che descrivono i fisici: c’è, non si vede ed è difficile da quantificare. I tedeschi per anni si sono comportati come membri discreti di una Unione che non doveva vederli formalmente come un Paese determinante. Gradualmente nel tempo questa condotta tedesca, dovuta essenzialmente alle conseguenze dell’ultima guerra mondiale, è mutata ed oggi, gli europei si sono accorti della Germania come un inevitabile Paese leader in Europa.

Da qualche settimana, la Germania è, in accordo alla pratica europea delle reciproche rotazioni fra tutti i suoi Membri, il Paese ad avere la Presidenza. L’attuale Presidente della Commissione è una tedesca, Ursula von der Leyen e Angela Merkel è improvvisamente ritornata alla ribalta nazionale ed internazionale con un maggiore impegno filo europeo. Si va rafforzando un asse franco tedesco con Macron, vittorioso nelle elezioni francesi per il suo europeismo. I due Paesi hanno inaugurato una nuova stagione di rinnovata cooperazione in Europa. Non si può negare che l’asse portante franco tedesco sia stato storicamente strumentale non solo per la nascita dell’Europa Unita, ma anche per il suo futuro. Le rivalità storiche millenarie fra Francia ed Germania hanno sempre condizionato la storia Europea e la loro riappacificazione dentro la cornice europea, comporta la garanzia di un futuro migliore per la pace e la prosperità comune. Le modifiche che sono intervenute nell’ultimo periodo nel mondo politico tedesco sono molto importanti. A cominciare dall’inversione della convinzione fino a ieri imperante fra i tedeschi: non vale più l’idea che l’Europa abbia bisogno della Germania, ma che questa possa prosperare solo grazie all’Europa. Ha cominciato lo scorso autunno il Governatore della Bundesbak J. Weismann sostenendo che la difesa del pareggio di bilancio “non doveva essere considerato un feticcio”. A lui si è aggiunto il nuovo Ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz dicendosi pronto ad andare avanti per completare la garanzia europea sui depositi bancari. Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE ha poi affermato come sia “pericoloso per i politici e media tedeschi diffondere la sensazione che la BCE stia rubando i soldi ai risparmiatori tedeschi” con i bassi tassi di interesse. Durante il periodo di Wolfang Schauble, l’idea di fare progredire l’Unione Europea solo per un piccolo e solido nucleo di Paesi, era molto diffusa e grazie all’opposizione francese il progetto non avanzò. Una nuova ed invisibile mutazione è avvenuta nella Amministrazione finanziaria tedesca. Una nuova generazione di giovani adusi alla mentalità pragmatica, più europeisti e con studi all’estero, hanno progressivamente riempito le fila della Amministrazione finanziaria come Jacob von Weizsacker divenuto capo economista al Ministero delle Finanze tedesco. Il Direttore della Scuola Europea di Bruges, una delle istituzioni più prestigiose dell’Unione Europea che forma in gran parte i funzionari dell’Unione, Guntram Wolff ha parlato di un “cambio intellettuale” rispetto alla generazione degli anni 60 che ha costruito nel dopoguerra la Germania Occidentale. I nuovi arrivati non hanno le remore dei loro predecessori e sono meno timorosi dei predecessori nel parlare di unità europea.

Le critiche alla Corte Costituzionale tedesca, per la decisione di volere arbitrariamente imporre il diritto tedesco su quello internazionale a Karlsruhe, sono venute proprio da quegli ambienti di nuovi economisti ed intellettuali. A questo bisogna aggiungere la modifica degli equilibri politici in Germania che hanno visto l’avanzata dei Verdi nelle elezioni politiche a spese soprattutto dei socialdemocratici. I verdi non hanno paura di parlare di eurobonds, di solidarietà europea , di benefici comuni sulla disoccupazione e di federalismo fiscale come proposto da Macron. In questo contesto la pandemia che flagella il mondo, ha favorito il cambiamento. Il programma di aiuti comunitari a tutti i Paesi europei deriva fondamentalmente da un accordo fra Macron e Merkel. Quelli che prima erano considerati “falchi” e guardiani dell’ortodossia tedesca, si sono trasformati in “colombe”. Il Covid ha funzionato da acceleratore . La Germania, grazie alla sua oculata politica di bilancio e avendo poco debito pubblico accumulato nel tempo, non ha avuto problemi ad aumentare la spesa pubblica mentre gli altri Paesi Europei come l’Italia, stretti nella morsa del precedente debito accumulato, non hanno potuto aumentare come volevano la spesa pubblica. La maggiore spesa pubblica tedesca per la pandemia(circa €130 miliardi) mette le aziende tedesche in posizione di vantaggio rispetto alle altre aziende europee. Questo significa che il mercato comune, quello che concerne tutti gli europei, è messo a rischio. Tutti i Paesi europei sono intimamente legati da rapporti reciproci di importazioni ed esportazioni attraverso le “catene globali del valore” che consentono di delocalizzare altrove e realizzare, con l’ausilio delle altre imprese, il prodotto finale. Se la domanda in un Paese europeo si blocca o diminuisce, il problema non è solo di quel Paese, ma si diffonde nel Mercato Comune distruggendo le altre aziende che vivono su quella domanda e su quella offerta. Soprattutto in Europa, siamo legati gli uni agli altri e quindi, la sopravvivenza del Mercato Comune Europeo è di fondamentale importanza. E’ questa consapevolezza che si è diffusa in Germania con il deciso cambio di passo verso la comprensione degli interessi di tutti gli europei. La Germania serve all’Europa. Ma è vero anche il contrario. Da sempre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)