È incredibile l’equivoco scientifico, politico e culturale che sta accompagnando la storica decisione: della EU dei futuri eurobond targabile: Merkel Mamma d’Europa. Non c’è il minimo dubbio infatti che la Merkel abbia svolto il ruolo decisivo. Persino il Wall Street Journal, la Bibbia – pragmatica - della Finanza americana, dedicava un articolo di prima pagina per esprimere la sua sorpresa. Ma l’equivoco di cui si vuol qui parlare non è quello che riguarda lo straordinario ruolo positivo della Merkel per quei finanziamenti a mio avviso perfettamente coerente con la sua politica decennale da Cancelliere per una Europa moderna e ricca di valori sociali (vedi ad esempio attitudine verso onde immigrati).
L’equivoco colossale di cui si vuol parlare riguarda il confronto con il Piano Marshall e il gravissimo mancato riferimento alla Grande Depressione.
Prendiamo come riferimento tre titoli di giornali apparsi in questi giorni.
Crolla L’energia e rincara il cibo. Titolava il Sole 24 ore. Fitti e proprietà immobiliare compravendite a picco, Repubblica. (fra parentesi questa è la vera tassa sul capitale). Clamorosa riduzione forza lavoro nelle piccole e medie imprese dice il Wall Street Journal.
Questi titoli sono emblematici per dimostrare che i soldi di per sé non risolvono i problemi dell’economia e il grande equivoco di cui parliamo per l’Italia, può peggiorare la situazione, per quando possa sembrare paradossale, proprio per via di queste iniezioni di cassa. E vediamo perché.
Il Generale George Marshall, diventato dopo la guerra ministro della difesa e quindi ministro degli esteri, vide da Generale nella minaccia comunista URSS il nemico da battere. Ma gli economisti gli fornirono un’arma atipica. La geniale visione suggerita fu di combattere l’URSS in Europa ricostruendo le industrie europee, e il successo di questa visione si manifestò in tutta la sua evidenza nella differenza fra Germania Ovest e Germania Est. La prima pronta a riprendersi un ruolo produttivo mondiale, la seconda condannata alla spettrale insoddisfazione dei consumi ordinari. L’Italia fu il terzo paese per il totale di finanziamenti dopo la Francia, che ne ebbe quasi il doppio e appena dopo la Germania Ovest che ne ebbe quasi la stessa cifra. Ma a che servivano quei soldi? Semplice, a ricostruire le industrie che erano distrutte. Rase al suolo. Cancellate. Per esempio in Italia fu con quei finanziamenti che rinacque l’industria editoriale. Nel libro il Golpe Inglese di Chiare lettere, un brillante editore di denuncia sociale e politica, si parla incidentalmente dei fondi all’Einaudi e alla Mondadori per ricostruire processi produttivi editoriali.
Funzione totalmente diversa ebbero invece le somme spese dagli USA nella Grande Depressione. Lì le industrie c’erano e non funzionavano perché c’era una crisi monetaria pazzesca sostenuta, se non proprio attivata, da uno dei più disastrosi presidenti americani di sempre, Herbert Hoover al quale Trump sembra intenzionato a contendere quel ruolo grazie alle politiche Covid.
E veniamo a noi. In Italia oggi le industrie, ci sono. Situazione Grande Depressione? Quindi basta spendere no? Così la pensano tutti, ma non è così. Marshall c’entra.
Marshall c’entra, perché dopo la grande abbuffata “made in China” dagli spilli alle automobili, facciamo tutto lì, anche i pomodori ci si apprestava a fare oltre muraglia, l’Italia ha urgenza di ricostruire la sua struttura industriale su base moderna, cioè su base digitale, da applicare anche in agricoltura.
Marshall dunque si, perché quei fondi vanno utilizzati -in totale accordo con la Confindustria e in totale alternativa alle richieste generali di spesa -per alimentare un coraggioso processo di modernizzazione industriale. Questo è il futuro Italia. Questo e solo questo dovrebbe essere il piano del Presidente Conte. Usare quei soldi -anche Mes - per rammodernare l’industria non per alimentare consumi. Ci vuole coraggio. Tanto coraggio. Ma è quello che richiede Marshall versione Covid 19.
Se invece quei soldi verranno spesi nella filosofia della Grande Depressione –consumi – così come tutti i segnali politici indicano, come i partiti si affrettano a richiedere, si manifesterà a brevissimo una distorsione storica della struttura industriale del paese.
Abbiamo la fortuna di avere un Presidente del Consiglio che proprio perché non è di nessun partito, si è fatto largamente apprezzare in Europa e fra gli italiani. Questa è dunque la sua grande chance per acquistare una dimensione propria politica definitiva, non iscrivendosi ad un partito, ma dando il suo “senso Marshall” ai soldi in arrivo.
Marshall si, ma per rammodernare digitalmente con la Confindstria la struttura industriale del paese. Marshall si, ma per resistere alle sirene partitiche delle spese stile Grande Depressione.
Marshall si, ma IRI SAPERE per costruire l’Industria del sapere nel Sud. Unica possibilità storica per affrancare per sempre il Sud dalle umilianti politiche di sovvenzioni alla disoccupazione.
Presidente, questa è Storia.