FOGGIA - L’amarezza di veder sfumare una medaglia per una stoccata, la rabbia per un infortunio che complica il cammino, la gioia di una vittoria insperata. Emozioni che la scherma suscita di continuo, danno fascino allo sport che da sempre rappresenta una certezza per l’Italia alle Olimpiadi. La pedana è il regno di Martina Criscio, la nazionale azzurra di sciabola ha nella campionessa foggiana e nel suo concittadino Luigi Samele due alfieri di cui la Puglia è orgogliosa.
La gara a squadre nella prova di Atene di Coppa del Mondo ha riportato la schermitrice dauna sul gradino più alto del podio.
Martina, una vittoria che è stata una liberazione.
«Senza dubbio. Innanzitutto per la nostra squadra: abbiamo cominciato al meglio il percorso col nuovo commissario tecnico della sciabola, Nicola Zanotti. Ora vogliamo andare come treni, con l’auspicio di confermarci sul podio nelle prossime prove di Coppa del Mondo, agli Europei e ai Mondiali. È stato un successo importante anche per me. A settembre scorso mi sono sottoposta ad un intervento di pulizia della cartilagine del ginocchio sinistro. Non mi aspettavo di poter tornare al top in così breve tempo».
Vincere in Coppa del Mondo anche per dimenticare la delusione della scorsa estate ai Giochi di Tokyo.
«Non ero al massimo fisicamente. Ho provato a fare del mio meglio puntando di più sul fattore emotivo, ma non è bastato. Due quarti posti a squadre per me ai Giochi, finora in carriera, uno da riserva e l’altro in pedana: non possono soddisfarmi. Ho tanta fame di medaglie olimpiche, punto molto sulla prossima edizione».
La scuola foggiana di sciabola è sempre garanzia di successi.
«Abbiamo una grandissima tradizione, inizialmente legata soprattutto al settore maschile. Con la mia crescita, si è aperto il varco anche nell’ambito femminile. Foggia è diventata un polo per quest’arma, tanto che due atlete del calibro di Michela Battiston e Rebecca Gargano si sono trasferite qui e si allenano con me al Circolo Dauno, seguite dal mio maestro Benedetto Buenza, che è un esempio di professionalità ed è per me una guida che va al di là degli insegnamenti tecnici e delle strategie di gara. Michela è friulana, Rebecca campana: c’è una grande unione tra di noi, loro due si trovano benissimo a Foggia. Siamo tutte e tre tesserate per il Dauno, che è la nostra società di allenamento. Foggia è una città a misura d’uomo, che sa accogliere, e di cui vanno evidenziate le risorse e gli aspetti positivi, non solo i problemi».
Dopo una lunga militanza nel gruppo sportivo dell’Esercito, è passata alle Fiamme Oro. Come mai?
«Ho pensato che fosse opportuno cambiare, per il mio futuro. L’ho fatto anche perché mi piace la funzione sociale che la Polizia ha e per restituire qualcosa, idealmente, al mio maestro Buenza, che è un poliziotto e mi ha dato tanto».
La guerra in Ucraina è una ferita che sanguina, anche per lo sport.
«Non è facile gareggiare mentre è in corso questo conflitto inaccettabile. Spero con tutto il cuore che si finisca presto di combattere e che le nazionali ucraine possano tornare quanto prima in pedana».
Quanto e come la scherma ha formato e cambiato Martina Criscio?
«Tanto. Ho iniziato a praticare questo sport a 7 anni e mezzo, ora ne ho 28. Mi ha insegnato ad accettare i fallimenti, a reagire per riscattarmi, a rialzarmi e lottare per le vittorie. Mi ha fortificato molto e mi ha arricchito, mi ha aperto la mente dandomi la possibilità di confrontarmi con atlete e atleti di tanti Paesi diversi e di culture diverse. Tecnicamente sono cresciuta molto negli ultimi anni. Ora sto lavorando per imparare a controllare meglio la mia emotività, in modo che non mi mandi fuori giri, non mi sporchi la tecnica di gara».
Oro a squadre ai Mondiali e agli Europei, podi in Coppa del Mondo, dal Coni il Collare d’oro al merito sportivo: la bacheca di Martina Criscio brilla, aspettando nuovi trofei.
«C’è tanta voglia di crescere ancora, migliorare, e sappiamo che possiamo riuscirci, grazie al nostro impegno e alla competenza dei tecnici. Io e le mie compagne di squadra vogliamo lasciare il segno nella storia della sciabola femminile azzurra».