di ANTONIO PACE
POTENZA - «Il Parco dei giganti elettrici»: Ovvero come trasformare i tralicci degli elettrodotti in opere d’arte e inserirle nell’ambiente dando al territorio che li ospita una immagine che li faccia riconoscere e identificarli, oltre che assegnare opportunità di sviluppo e valorizzazione. È la proposta di Fabio Satriano, giovane architetto di Potenza che vive e lavora a Roma, ma fortemente radicato alla sua terra. «L’idea prende forma - spiega Satriano - dalla considerazione che le infrastrutture, per loro stessa natura di utilità pubblica, sono abbondantemente presenti, ovunque il territorio sia antropizzato. Ho intravisto l’opportunità di un progetto dal diverso approccio: non pensare, cioè, l’infrastruttura come qualcosa che al massimo possa diventare un bell’oggetto di design o di arredo urbano, ma un’opportunità di sviluppo e valorizzazione del territorio».
«E’ una cosa che in passato è successa spesso - continua - la torre Eiffel, un esempio su tutti, oggi uno degli indiscussi attrattori turistici, simbolo di Parigi e della Francia, nacque anche per rispondere alle esigenze legate alle tecnologie (radio e telecomunicazioni) che all’epoca esordivano. Si tratta di un parco tematico pensato nella valle del Bradano che si sviluppa attorno al tema dell’elettrodotto (infrastruttura inevitabilmente già presente in larga misura sul territori) i cui tralicci hanno forme antropomorfe in posizioni che ricordano le acrobazie dei bimbi intenti a divertirsi: si gioca, è il caso di dire, sul fatto che un traliccio può, come del resto già accade, assumere diverse forme. L’ambizione è quella di produrre un’immagine dalla forte valenza iconica, che sappia integrarsi ponendo l’accento sulla bellezza di quei territori rendendoli più riconoscibili e mediaticamente più accattivanti. Oltre all’aspetto strettamente legato all’immagine – ha concluso l’architetto Satriano - la proposta prevede lo sviluppo, lungo il tragitto dell’elettrodotto, di una serie di attrezzature e di percorsi tematici, da qui l’idea di farne un vero e proprio parco, il “parco dei giganti elettrici” dove siano previsti interventi di minima entità ed impatto: trekking campestre e di archeologia rurale (che preveda il tour delle masserie o dei borghi rurali dismessi) tracciati per bici, percorsi informativi e formativi finalizzati alla conoscenza del territorio (la sua storia, la sua architettura) ed all’introduzione soprattutto per i più giovani, al mondo dell’agricoltura (del grano in particolare) e dell’allevamento, fattorie didattiche (si prevede il recupero di alcuni degli innumerevoli ruderi disseminati in tutta la valle), si è pensato infine di inglobare la già esistente rete ferroviaria delle Fal (tramite, anche qui, il recupero delle molte stazioni abbandonate)».