Ricorrenza, religione, leggenda e convivialità si fondono in un’unica giornata, quella di San Martino, scandita dal profumo del vino novello appena spillato e dalle tavole imbandite con i sapori della stagione. L’11 novembre per l’appunto, il giorno di San Martino, uno degli appuntamenti più attesi dell’autunno. Considerato uno dei santi più amati d’Europa, San Martino di Tours, nato in Pannonia (oggi Ungheria) nel IV secolo, è ricordato per un gesto di straordinaria umanità: durante una notte d’inverno, vedendo un mendicante infreddolito, Martino tagliò in due il suo mantello e gliele donò una metà. Poco dopo, secondo il racconto, il clima si addolcì improvvisamente. Da allora, l’estate di San Martino caratterizza quei giorni miti di novembre che spesso interrompono il freddo autunnale. La Chiesa celebra il santo l’11 novembre, come vescovo di Tours e simbolo di carità cristiana; questa ricorrenza coincide con la prima degustazione del vino novello e una grande festa popolare, in diverse regioni italiane e in particolare in Puglia. Da secoli, infatti, questa data rappresenta anche il momento in cui “ogni mosto diventa vino”. Celebre la poesia di Giosuè Carducci, che raccontava come nel giorno di San Martino “va l’aspro odor de i vini, l’anime a rallegrar”. In Puglia, terra del Primitivo, del Negroamaro e della Malvasia Nera, San Martino è molto di più di una ricorrenza religiosa: è un rito collettivo, che abbraccia giovani e adulti. I contadini possono finalmente assaggiare il frutto del loro lavoro, nelle masserie e nelle cantine si aprono le botti, si stappano i primi novelli, si condividono i piatti stagionali: sulle tavole campeggiano castagne arrosto, salumi, olive, focacce, carni e formaggi locali.
Il vino novello è protagonista indiscusso di moltissime feste pugliesi: da Locorotondo a Martina Franca, da Leverano a San Severo, l’appuntamento è oramai fisso: oltre al brindisi, su tutto il territorio regionale è il senso di comunità e condivisione ad essere importante. La festa di San Martino, per quanto abbia maturato un profilo laico e popolare, non è soltanto un evento folkloristico, ma un’occasione per riscoprire il legame tra la Puglia e la sua identità agricola. In uno scenario sempre più veloce e digitale, anche la festa si veste di un nuovo abito: nell’era dei brindisi instagrammabili, infatti, San Martino unisce antiche abitudini a nuovi linguaggi social. Un tempo v’erano le piccole feste di paese, le cosiddette “Sanmartinate”: oggi, a farla da padrona sono gli eventi musicali organizzati nelle cantine, nei pub e nelle masserie. Momenti che hanno quasi sempre un’interfaccia su Instagram e TikTok, dove con l’hashtag #sanmartino o #vinonovello vengono accompagnati foto di calici al tramonto, brindisi di gruppo e video musicali. Insomma, la ricorrenza religiosa e tradizionale si trasforma in racconto visivo e condiviso, anche al di fuori della propria cerchia di amici e parenti. Tra i giovani, San Martino è una sorta di “Capodanno d’autunno”, un momento per ritrovarsi, fra una story e l’altra, per celebrare la fine dell’anno agricolo in leggerezza. Cosa direbbe San Martino di questa originale evoluzione, non è dato saperlo. Sarebbe sicuramente contento di una tradizione che continua e si rinnova, in un linguaggio cambiato, ma caratterizzato dallo stesso senso di appartenenza, condivisione e generosità. Un ponte tra passato e presente, tra la Puglia rurale e quella digitale, tra il profumo delle cantine e la luce degli smartphone, che racconta cosa è San Martino oggi. E in fondo – possiamo dirlo - a noi piace anche così.















