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Medimex 2025, la parola a Cesare Veronico: «Una costruzione collettiva»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Medimex 2025, la parola a Cesare Veronico: «Una costruzione collettiva»

Il direttore artistico racconta l'edizione in partenza il 17 giugno: «Non ci importa del mainstream, per le scelte musicali ci basiamo sulla qualità»

Venerdì 13 Giugno 2025, 10:57

«Una splendida costruzione collettiva». Questa la definizione con cui il coordinatore artistico Cesare Veronico descrive il Medimex, che dal 17 al 21 giugno riporta Taranto al centro del Mediterraneo e la trasforma nella capitale globale della musica. Un appuntamento fisso da 15 edizioni, promosso da Puglia Culture nell’ambito delle attività di Puglia Sounds, che quest’anno ha come tema portante «la Strada», e vede i tarantini Antonio Diodato e Michele Riondino al fianco di Veronico nella direzione artistica.

Densissimo il programma, disponibile sul sito medimex.it, che ha come punte di diamante le due serate di concerti sulla Rotonda del Lungomare, venerdì 20 con St.Vincent e i Primal Scream (in apertura i pugliesi Comrad), e sabato 21 con i Massive Attack (aperti da Kyoto). La settimana, tuttavia, sarà ricchissima di showcase, dialoghi, incontri, presentazioni di libri, un’importante mostra fotografica dedicata a Amy Winehouse al MArTA, la prima edizione del Medimex Music Business Management, percorso formativo per under 30 con top player del settore, oltre alla ormai consolidata Music Factory, tre giorni di laboratori intensivi per autori e produttori, in collaborazione con Warner Chappell Music Italiana.

Veronico, per lei quasi dieci anni di Medimex, un bilancio?

«Lo ripeto, per me si descrive come una splendida costruzione collettiva. Si utilizzano spesso i termini “condivisione”, “partecipazione”, ma questo è l’esempio di come spogliandosi di dati caratteriali e personali si possa dar vita a un’iniziativa peculiare e specifica nel suo genere, longeva e di alto livello. La mia è una piccola parte, dietro al Medimex ci sono più istituzioni, dalla Regione al Comune di Taranto, dalla Marina Militare al Museo Archeologico, dall’università, fino ai soggetti che ci lavorano, collaboratori, la città che risponde, e parliamo di una città che spesso si divide su questioni importanti ma finisce per unirsi attorno al Medimex, che ogni anno riesce a superarsi. Io sono un piccolo tassello di una macchina di gente che lavora, e l’obiettivo è avere una voce sempre più autorevole a livello internazionale».

Il fatto che il respiro sia dichiaratamente oltre i confini del territorio si coglie anche dalle scelte musicali...

«È un po’ l’impostazione originaria, fin dall’edizione 2017 che viene sintetizzata come “il Medimex di Iggy Pop” c’è stata l’ambizione di varcare le soglie pugliesi. Lo si può fare parlando all’Europa e al resto del mondo, coinvolgendo artisti riconoscibili a livello internazionale. Noi siamo ben settati dal punto di vista delle scelte, prediligiamo la qualità, non ci interessa quanto un artista sia mainstream».

Scelte che si riflettono non solo sui concerti, ma su tutto il programma. Quest’anno dedicherete un’intera mostra a Amy Winehouse...

«A parte il fatto che provo un amore viscerale nei confronti del personaggio, ha una storia romantica e drammatica che non può che affascinare milioni di persone, in tanti si identificano. Grazie a Charles Moriarty e ai suoi scatti andremo a vedere la Amy fragile e coraggiosa, cosa sarebbe stata senza il grande successo, mostriamo la parte più intima e umana».

Quest’anno al suo fianco nella direzione artistica ha voluto Diodato e Riondino, com’è stato lavorare con loro?

«Quando nel 2017 si cominciò a parlare di trasferire il Medimex a Taranto ho voluto incontrare gli attori principali del tessuto della città prima ancora della politica, proprio per avere da loro un parere sull’accoglienza di un’iniziativa di questo tipo. Incontrai due persone splendide, con cui si è costruita una lunga amicizia, e non ho dovuto fare nulla per convincerli, sono intervenuti con entusiasmo, a titolo gratuito come fece Arbore a Foggia. È un gesto d’amore per la loro città. Non mi stanco di dirlo: è davvero un lavoro d’insieme, le istituzioni al fianco della cultura, senza invidie e gelosie, ognuno fa la sua parte».

Insomma, cosa spera di lasciare a chi arriverà a Taranto per il Medimex 2025?

«Intanto spero di valorizzare la parte professionale e di formazione, mi auguro che chi si approccia riesca a creare una rete di contatti, incontri gente che possa facilitargli il lavoro. La grande novità di quest’anno è la Business School, e spero offra non solo nozioni per migliorare la conoscenza, ma anche stimoli per lavorare in questo settore. Più in generale, mi piacerebbe che il pubblico si lasciasse inondare, travolgere dalla bellezza di Taranto e di tutte le iniziative».

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