Venerdì 05 Dicembre 2025 | 08:29

Il rock «tagliente» di Edda a Bari: «Non volevo fare un disco, "Messe Sporche" è nato per miracolo»

Il rock «tagliente» di Edda a Bari: «Non volevo fare un disco, "Messe Sporche" è nato per miracolo»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Il rock «tagliente» di Edda a Bari: «Non volevo fare un disco, "Messe Sporche" è nato per miracolo»

L'appuntamento con la storica voce dei Ritmo Tribale l'8 dicembre all'Officina degli Esordi: «Sono in tour, non ho la bellezza di Ghali, che mi semplificherebbe il lavoro, ma va bene lo stesso. Il rock è il linguaggio che conosco, semplice, diretto, l'unica cosa che so fare»

Venerdì 05 Dicembre 2025, 05:00

C'è un appuntamento imminente che gli amanti pugliesi del rock non dovrebbero lasciarsi sfuggire: il prossimo 8 dicembre all'Officina degli Esordi di Bari torna Edda, che arriva per presentare Messe Sporche, l'ultimo album uscito a ottobre per Woodworm/Universal Music Italia. Un disco pubblicato solo in formato fisico, scelta controcorrente in un panorama dominato dallo streaming, che è il settimo capitolo del percorso solista di Stefano Rampoldi, questo il vero nome, storica voce dei Ritmo Tribale fino al 1996. La produzione del disco è curata da Luca Bossi, e Edda lo racconta con una sincerità disarmante: «Non volevo fare un album, ma Luca mi ha costretto, e credo sia stato un miracolo per il bene che è venuto». A Bari Bossi sarà sul palco insieme a lui al basso e synth, e la band si completa con Diego Galeri alla batteria, Francesco «Killa» Capasso alle chitarre e Davide Tessari al suono.

Edda, con l'ultimo lavoro è tornato al rock potente, ci racconta questo progetto?

«In questo momento sono in tour, sto girando parecchio, non mi lamento: non ho la bellezza di Ghali, che mi semplificherebbe il lavoro, ma va bene lo stesso. Non voglio lanciare messaggi: ho capito di non aver capito nulla nella vita, meglio lasciar perdere come messaggero. Però sì, sono tornato al rock perché, nonostante ambisca a essere un grande jazzista o almeno un grande musicista, al momento ho preferito un linguaggio che conosco. Semplice, facile, diretto, ed è anche l’unica cosa che so fare».

Una direzione rock anche più «aggressiva» rispetto al passato...

«Mi ha spinto l'ignoranza, il fatto di non essermi evoluto troppo. Ma il rock è un bel linguaggio, da lì non mi muoverò. Cercherò di migliorare magari con le canzoni, ma è quello il genere a cui sono votato».

In «Messe Sporche» è forte la mano di Luca Bossi, l'ha definita un «miracolo»: com'è andata?

«Io non avevo ancora le canzoni, ma lui ha insistito. Non avevo mai scritto canzoni a quattro mani, e invece siamo perfino riusciti a lavorare insieme. Per fortuna sa suonare, è produttore, arrangiatore, senza di lui non farei nulla».

E sul palco sarà con altri grandissimi musicisti: come sceglie le persone con cui suonare?

«È il loro karma, sono costretti a venire a suonare con me. Sono bravi, e forse per le malefatte di vite precedenti, l’eccessivo consumo di carne, il sesso illecito, il gioco d’azzardo, il decreto divino ha detto loro: “Nella prossima vita suonerete con Rampoldi, così imparate”».

Ha una storia musicale pazzesca: chi è il pubblico che la segue?

«All’ultimo concerto si sono avvicinate due ragazzine e un ragazzo, ventenni. Venivano dalla Francia, Marsiglia, vestiti con le stelline sulla faccia. Non me lo spiego come ci siano anche giovanissimi che mi seguono, oltre ai miei coetanei. Questo riciclo generazionale è sempre bello».

Secondo lei, come sta il rock in Italia?

«Il rap è la via d’uscita per tutti. Vuoi cantare, ma non sai cantare, vuoi suonare, ma non sai suonare? Che te ne frega, dì le tue cose e va benissimo. Quello ha un po’ preso il sopravvento. Per suonare come suono io, basta un anno: ti applichi, fai quattro accordi. Ma non hanno voglia di fare neanche quello. A me piacciono le melodie».

Dopo il tour, cosa la aspetta?

«Penso finirò a lavorare di notte sull’autostrada, in uno degli autogrill Sarni. Lì sono tutti vecchi, con la t-shirt tutta macchiata: mi ci vedo perfettamente a vendere alle tre del mattino i caffè ai ragazzi che escono dalla discoteca. Magari ai fan di Ghali e Sfera Ebbasta. È giusto così. Poi però, tra una stagione e l'altra, continuo a fare musica».

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