Mercoledì 22 Ottobre 2025 | 04:30

Anna Caragnano, una tarantina incanta i Primal Scream

Anna Caragnano, una tarantina incanta i Primal Scream

 
Carmen Palma

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Carmen Palma

Anna Caragnano, una tarantina incanta i Primal Scream

La sua voce compare nell'ultimo album della band inglese, ma anche nella serie «L’arte della gioia» di Valeria Golino. In uscita l’album «Tamburi»

Venerdì 30 Maggio 2025, 09:36

09:47

«Dicono che siamo impossibilisti, sognatori romantici non ancora cresciuti. Le nostre richieste ingenue e stupide, le nostre credenze una religione fallita. Com’è certo che il sole domani sorgerà, così faranno i figli del futuro contro ingiustizie, rabbia e crudeltà. L’animo umano non sarà mai sconfitto. W l’amore. No Pasaran». No, non sono versi di uno scrittore né è il testo di un attivista. È il «manifesto» scritto da Bobby Gillespie dei Primal Scream per il brano Love Insurrection, tradotto e interpretato dalla tarantina Anna Caragnano. Classe 1983, nata nel capoluogo jonico e cresciuta a Mottola, una vita spesa tra Bologna e Roma. Caragnano è uno di quei talenti che vanta un curriculum di tutto rispetto, ma solo le coincidenze della vita ti portano sotto gli occhi. Ahinoi. La fortunata coincidenza, in questo caso, è rappresentata dal Medimex 2025 di Taranto, che il 20 giugno ospiterà proprio i Primal Scream in concerto. «Non salirò sul palco con loro, per quel brano hanno pensato a una versione live diversa, ma sicuramente ci incontreremo», racconta Caragnano. Un cerchio che si chiude, insomma, un ritorno alle origini. Che quest’anno culminerà con l’uscita del suo nuovo album, Tamburi, chiaro riferimento al quartiere di Taranto dove l’artista è nata. 

Anna, il tuo amore per la musica inizia da bambina.

Sì, con lo studio della chitarra classica. Ho studiato per un anno lettere a Bari, poi mi sono trasferita a Bologna per studiare al Dams: me lo ha ordinato Syd Barret in sogno! Lì ho avuto modo di lavorare come assistente per il maestro Beppe D’Onghia a vari progetti, tra cui l’elaborazione orchestrale di tredici canzoni di Lucio Dalla per orchestra sinfonica. Mi sono trasferita a Roma e mi sono diplomata al Corso Professionale di Teatro & Musical diretto da Giampiero Ingrassia. Poi l’incontro con Paolo e Pietro Micioni.

E a Roma cosa è successo?

Paolo Micioni era un dj, si occupava principalmente di musica elettronica. Come produttore ha curato i progetti di tantissimi artisti (Gazebo, Gary Low, Neri per Caso, Marina Rei, Tiromancino, Niccolò Fabi, ndr). Grazie a lui ho conosciuto Donato Dozzy (con cui ha firmato l’album Sintetizzratice, ndr). È stato un incontro di due mondi completamente diversi. Lui veniva dal clubbing, io da un ambiente più classico. Ci siamo mischiati, è stato un mondo che ho accolto fin da subito.

Poi hai incontrato David Holmes, uno che nella sua vita ha lavorato con registi come Steve McQueen e Steven Soderbergh…

È stato lui a contattarmi dopo aver ascoltato un mio pezzo a una festa. Quando ha ricevuto il soggetto di una sceneggiatura di una serie tv della BBC, The Woman in The Wall, ha detto al suo manager: «Trovami quella ragazza». Quando mi ha contattata ho pensato a uno scherzo. E invece era tutto vero: abbiamo cominciato prima a lavorare a distanza, poi l’ho raggiunto nel suo studio. Da lì è nata un’amicizia, ci siamo trovati subito umanamente oltre che artisticamente e mi ha chiamato anche per lavorare con lui alla colonna sonora di un film di Michael Winterbottom…

Arriviamo all’incontro con i Primal Scream.

Ero a Belfast, David stava lavorando alla produzione del loro ultimo album, Come Ahead. In realtà non sono solo in Love Insurrection, ho aggiunto delle “note di colore” anche in altri due brani, dei groove con la voce. David mi disse che Bobby aveva scritto dei versi in inglese e voleva che io li traducessi e li recitassi nel brano. Non mi sono presa troppe libertà, sono rimasta il più fedele possibile al testo originale. Lo abbiamo registrato a distanza, non ho mai incontrato Bobby Gillespie. Succederà a Taranto.

Stai lavorando a un album che porta il nome di un quartiere tarantino. In Sintetizzatrice c’è un brano che si chiama “Festa (A Mottola)”. Qual è il rapporto con le tue origini?

Non sono una persona che non riesce a staccarsi dalla propria terra, non ho un rapporto così viscerale da non riuscire a stare lontana da lei, anche perché ho vissuto più anni fuori dalla Puglia che dentro. Io, però, sono pugliese, la mia terra me la sento dentro. Potrei vivere anche 80 anni fuori, ma resterò sempre pugliese. La questione delle radici è delicata, sono un seme da cui poi far nascere una pianta, non una catena. Questo disco è un tributo alla mia vita, un omaggio al luogo che mi ha cresciuta, ai doni che mi ha portato ma anche agli ostacoli che lì ho incontrato in quanto donna e artista. È un disco di suoni, e parole, fatto di synth e strumenti della tradizione.

In Sintetizzatrice c’è un brano, Parola, che abbiamo ascoltato nei titoli di coda della serie L’arte della Gioia.

Valeria Golino ci ha contattati, ha sentito per caso il brano e ha pensato fosse perfetta per la serie, l’ha voluta a tutti i costi. Penso anche io sia perfetta. Guardando la serie ho avuto l’impressione che Parola seguisse perfettamente il filo dei pensieri di Modesta (il personaggio del romanzo omonimo di Goliarda Sapienza, ndr).

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