Sabato 06 Settembre 2025 | 09:23

Bari, al Teatro Forma il Pianofone Trio di Nicole Brancale: «Non smetto mai di studiare musica. Dopo Sanremo ancora più unita a mia sorella Serena»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Bari, al Teatro Forma il Pianofone Trio di Nicole Brancale: «Non smetto mai di studiare musica. Dopo Sanremo ancora più unita a mia sorella Serena»

La pianista si racconta alla «Gazzetta», questa sera 5 aprile concerto al Teatro Forma con i sassofoni di Paolo Debenedetto e Valter Nicodemi: «Un repertorio desueto, siamo in tre ma suoniamo come un'orchestra»

Giovedì 03 Aprile 2025, 17:24

05 Aprile 2025, 11:14

Archiviato il Festival di Sanremo, che l'ha vista sul palco a dirigere l'orchestra per la sorella maggiore Serena con la hit «Anema e Core», la pianista Nicole Brancale torna in concerto sabato 5 aprile alle 21 al Teatro Forma di Bari, con la formazione Pianofone Trio, che la vede insieme a Paolo Debenedetto al saxofono soprano e Valter Nicodemi al saxofono contralto (biglietti su liveticket.it). L'eclettica e originale formazione, nata all'interno del Conservatorio «Piccinni» di Bari, si esibisce nel cartellone della stagione «Music Loves», dell’Aps Nel Gioco del Jazz. E il programma è davvero originale, un percorso al confine tra sound classico e improvvisazione, che comprende anche una versione speciale di «Un americano a Parigi» di Gershwin nell’arrangiamento del compositore abruzzese Massimiliano Coclite. «Un repertorio desueto per questo tipo di formazione - racconta Nicole Brancale alla Gazzetta - Coclite, che scrive per noi (in scaletta figura in veste di autore del brano «Divertissement») è figlio d'arte, nonché papà della cantautrice Casadilego, e ha studiato con i vertici del pianismo classico per poi diventare cantante jazz. La cosa meravigliosa è che in tre ci fa sembrare un'orchestra. I due sax coprono la maggior parte dei timbri, e il piano fa tutto il resto». Un’altra sezione del concerto sarà rappresentata dal set per piano solo «Virtuoso Études after Gershwin» («canzoni di Gershwin rese come se fossero Chopin»), per poi passare a «Waltz for DD» per due sax del compositore e sassofonista francese Philippe Geiss. «Di solito quando si è in trio è meno impegnativo che da soli - continua Brancale - ma questo trio che ha un repertorio scritto apposta crea davvero atmosfera, e i brani richiedono molta attenzione».

Un appuntamento da non perdere per gli appassionati e non solo: il Pianofone Trio, che ha all'attivo diversi concerti in Italia e un’esibizione alla 19esima edizione del World Saxophone Congress di Las Palmas de Gran Canaria, oltre a Nicole Brancale vede Paolo Debenedetto e Valter Nicodemi, entrambi titolari della cattedra di Sassofono al Conservatorio «Piccinni». Il primo è vincitore di numerosi concorsi, con collaborazioni con RAI, SUDWESTFUNK tedesca ed esperienze alla Philharmonie di Berlino, La Villette Jazz Festival di Parigi, Opera di Lille, solo per citarne alcuni; il secondo ha lavorato con l'Orchestra Sinfonica della RAI e del Teatro dell'Opera di Roma, ha registrato con RCA e YEP Record ed è socio fondatore e presidente dell'Orchestra «Italian Big Band», con cui si è esibito in oltre 200 concerti come primo sassofono tenore. «Lo studio per noi è fondamentale - commenta Brancale, che dopo essersi esibita, tra le altre, in Romania, Messico e Bulgaria, è docente di Pianoforte al Conservatorio di Potenza, nonché Maestro collaboratore di quello di Bari e assistente alla direzione artistica del Festival URTicanti - quando si va sul virtuosismo c'è una connessione da non perdere tra il cervello e il muscolo. Suonare il pianoforte impegna tutti e quattro gli arti, ci vuole memoria visiva, uditiva e non solo». Musicisti ma anche interpreti: «È uno studio verticale, devi entrare dentro lo spartito, cogliere il senso artistico di chi ha scritto, facendolo tuo, senza copiare. Ci vuole conoscenza stilistica, contestualizzazione storica. Un brano suonato al piano classico può essere stato eseguito da centinaia di migliaia di persone, ma non si dovrebbe iniziare ascoltando altre versioni. Leggere le note e cercare di costruirne una personale: questo fa la differenza, trovare un senso in quelle note, non eseguirle ma raccontarle».

Un messaggio importante per chi oggi si approccia alla musica classica: «È una musica senza tempo - prosegue - oggi la missione è umanizzare ciò che è stato scritto cento anni fa, renderlo attuale, ridurre il distacco con il pubblico». E visto che Nicole è anche una mamma, caldeggia molto lo studio dello strumento in età scolare: «Una delle pochissime attività che mette in relazione i due emisferi del cervello. La concentrazione che serve per suonare il violino non è la stessa che si impiega per imparare una lezione di storia. Devi correlare una serie di funzioni. Io lo consiglio perché saper leggere quello che i musicisti scrivono ti dà la chiave anche per comprendere tanta musica moderna, il pop, il rock, e bisognerebbe farlo da piccoli, con incoscienza, perché non è semplice». Impossibile non chiudere con un pensiero per la sorella Serena, che si gode il successo post-Sanremo: «Non è tanto l'esperienza in sé che mi è rimasta, quanto il suo atteggiamento, la freschezza con cui affronta anche le cose più complicate. Anche davanti al dolore, alcune cose non ce le diciamo, semplicemente andiamo avanti, "facciamo". Poco prima che venisse a mancare nostra madre nel 2020, lei stava scrivendo un testo sul "Chiaro di luna" di Debussy. Mamma era una studiosa di musica, amava che Serena fosse vicina al repertorio jazz, e proprio quando arrivarono quei giorni decise di stravolgere questo testo di "Chiaro di luna" e dedicarlo proprio a nostra madre. A quel punto ci invitarono per sponsorizzare una sala di incisione e decidemmo di girare un video piano e voce proprio su quella musica. Io e Serena eravamo lontane, provavamo a distanza con le note vocali, poi siamo andate lì a suonarla ed è stata buona la prima. Un pianismo delicatissimo che si unisce alla sua voce, un omaggio alla nostra mamma, senza mai dircelo fra di noi, ma la musica ci ha unito e continuerà a farlo per sempre».

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