Trent’anni di carriera. Un compleanno importante per la cantautrice e produttrice napoletana Meg, che festeggia con l’EP Maria, già disponibile in digitale e da domani 4 aprile anche in vinile. Un esperimento singolare per l’artista, conosciuta per gli esordi con i 99 Posse, che propone la title track, Maria, declinata in tre versioni che abbracciano le sue diverse anime: dancefloor ed elettronica, intimista ed emozionale, per tornare poi alle radici del remix. Sempre da domani sarà in tour, partendo dal The Cage di Livorno, con ben due tappe in Puglia, l’11 aprile alla Casa delle Arti di Conversano (Ba) e il 12 alle Officine Cantelmo di Lecce.
Ogni versione del brano è un lato di Meg...
«È stato tutto naturale, sono una che si chiede sempre “chi sono veramente? In cosa sono evoluta? Cosa vorrei migliorare?”. Ho capito che la ricerca di questa “Maria” non si fermerà mai, all’inizio le varie “Marie” sembravano in antitesi fra loro, poi ho pensato che anche la città che mi ha partorito ha mille opposti che si incontrano. La società ti chiede di essere qualcosa di definito per poterti recintare, tu invece devi lavorare per convincerti che puoi essere tante cose insieme. Introversa ed estroversa, emotiva e razionale, musica classica e sfrenata».
Tre versioni diversissime di uno stesso brano...
«C’è la Maria versione drum’n’bass, in cui sono aiutata dai miei amici e collaboratori. L’abbiamo prodotta insieme, ci siamo chiamati Vesuvya Sound System, io, i fratelli Fugazza e Frenetik&Orang3, un vero laboratorio aperto, con strumenti che si incontravano. La seconda versione è più intimista e malinconica, affidata a Ze in the Clouds, un pianista geniale dal talento infinito, che sarà con me anche in tour. Ama spaziare nella musica, non fermarsi a un solo stile e genere. Questa versione Daniele “Frenetik” l’ha definita “dark Disney”. E poi c’è la terza, chiamata “Carmine Iuvone version”. È un violoncellista sperimentale, con cui abbiamo introdotto solo il connubio voci e archi. È quella più emozionale, vicina alla città di Napoli, e poi partendo io dalla cultura del remix, in cui la dichiarazione non detta è che di uno stesso brano possono esistere infinite riletture, ho voluto portarla avanti con una mia peculiarità: ogni versione l’ho ricantata».
Anche l’artwork ricorda molto questa ricerca interiore...
«Siamo partiti dall’uroboro, serpente che si morde la coda, ed era proprio il nome provvisorio che avevo dato alla traccia sul mio computer. Rappresenta la ciclicità, la formazione della personalità. Con il grafico Michele Nannini abbiamo poi recuperato la mia passione per La Storia Infinita, in cui c’è un medaglione proprio con questo serpente. In più il 2025 nel Capodanno cinese è proprio l’anno di questo simbolo. In copertina si è trasformato poi nella scritta “Maria”, con intrecci di danze antiche e note, segno di quei balli sfrenati nel dancefloor che rappresentano la mia musica».
Per i live cosa state preparando?
«Con me ci sono Ze in the Clouds (Giuseppe Vitale), e Suorcristona (Marco Fugazza): una parte sarà sicuramente dedicata all’elettronica, insieme a momenti acustici per esprimere le canzoni nella loro forma più scarna, ed episodi piano e voce. Finalmente poi dopo 30 anni mi sono fatta un regalo: porto in concerto i laser. Per chi si muove nell’underground come me, sono sempre stati piuttosto costosi...»
Nel panorama attuale italiano cosa le piace?
«Ginevra è molto talentuosa, stiamo anche facendo qualcosa insieme. I Thru Collected, di Napoli, mi ricordano la me degli esordi, bravissimi ragazzi con tanta voglia di sperimentare e una mente aperta. Nel mainstream mi piace Geolier, apprezzo il suo uso del napoletano, è autentico. Il movimento Ivreatronic, per l’elettronica. Mi piace spaziare, la musica è una sola, e in essa confluisce tutto».
Un augurio per i prossimi trent’anni?
«Di continuare a sperimentare, avere con la musica un rapporto così intenso e di sorellanza. È un canale magico con cui mi esprimo, spero di continuare a viverla così, tra dancefloor e introspezione».