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«Fiera di me», a Lecce 30 anni di carriera per Irene Grandi: «Il nostro mestiere fatto di alti e bassi, ma credo nella passione e nell'impegno»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

«Fiera di me», a Lecce 30 anni di carriera per Irene Grandi: «Il nostro mestiere fatto di alti e bassi, ma credo nella passione e nell'impegno»

La cantautrice toscana fa un bilancio alla Gazzetta di tre decadi di musica: «La Puglia sempre calorosa e ospitale: da piccola in vacanza a Gagliano del Capo certi vassoi di parmigiana...»

Domenica 02 Marzo 2025, 06:30

Trent'anni di carriera per Irene Grandi, che dopo il lungo tour che l'ha portata in giro per l'Italia per festeggiare i suoi successi e incontrare il pubblico che la segue con affetto dagli esordi, annuncia le ultime date indoor che toccheranno anche la Puglia. La cantautrice toscana, infatti, sarà il 23 marzo sul palco del Teatro Politeama Greco di Lecce, per festeggiare tre decadi di hit, ma anche la nuova musica, come il singolo «Universo», uscito lo scorso ottobre e scritto da Francesco Bianconi e Kaballà, e il precedente «Fiera di me», che dà il titolo alla tournée, arricchito dalla supervisione ritmica di Stewart Copeland. Accompagnata sul palco da Max Frignani alla chitarra, Piero Spitilli al basso, Fabrizio Morganti alla batteria, Marco Galeone alle tastiere e Titta Nesti, corista e polistrumentista, con la direzione musicale di Marco Sabiu, la Gazzetta l'ha incontrata per fare un bilancio, in attesa delle novità sulla prossima stagione estiva.

La troviamo sempre instancabile e grintosa, qual è il segreto per vivere così bene il palco?

«Sono molto felice perché il live di quest'anno è nuovo rispetto allo spettacolo che avevo portato in giro dopo la pandemia, che era più di "radicamento", un percorso per ricongiungermi con le radici rhythm&blues con cui ho iniziato. Poi ci divertivamo, abbiamo portato avanti il progetto per un po', ma nel 2025 il mio primo disco compie trent'anni, e abbiamo preferito lavorare sull'approfondimento del repertorio, insieme alla produzione di qualcosa di nuovo, proprio per sottolineare che c'è sempre la volontà di proporre al pubblico le novità, di stupirlo e stupirci ancora. È molto stimolante».

Un pubblico che la segue con affetto dagli esordi, è cresciuto insieme a lei?

«Il mio zoccolo duro sono quei ragazzi che erano tanto giovani quando ho cominciato, magari hanno una decina d'anni in meno di me e oggi portano i figli ai concerti. Però mi fa piacere vedere che si avvicinano anche le nuove generazioni, magari chi non ama la trap o i generi nuovi che vanno per la maggiore. È tutto un riflesso sulla vita che cambia, si cresce, crescono i pensieri e i desideri, evolviamo insieme a loro e insieme alla musica».

Sul palco sarà accompagnata da una super-band, poi ha di nuovo collaborato con Bianconi, già più volte autore per lei: quanto conta la condivisione?

«Tantissimo, è uno scambio di energie, un dare e avere, è il mio modo di fare lavoro di squadra perché ho bisogno di quel confronto, quel dialogo, mi diverto molto di più e mi serve per credere in quello che faccio. Forse è anche un po' diverso rispetto al modo di fare musica oggi, che spesso si fa in casa con la testa nel computer. Io sono cresciuta con il lavoro sul palco,ho bisogno dell'ascolto reciproco, delle opinioni dei musicisti su brani e arrangiamenti. È davvero fondamentale».

La Puglia è una regione che le ha sempre voluto bene, che effetto le fa tornare?

«Intanto ho un bellissimo ricordo della gente sempre molto entusiasta e partecipe, un pubblico caloroso che ha apprezzato ogni tipo di spettacolo che ho proposto. Poi quando viaggiamo i nostri punti di riferimento sono i ristoranti, e lì si cade sempre in piedi... Comunque è una terra che mi ricorda l'infanzia, ci ho fatto le prime vacanze quando ancora non andava di moda, eravamo un po' dei pionieri, poi ho avuto una zia che ha vissuto a Gagliano del Capo, nel basso Salento, ricordo i vicini di casa che quando cucinavano qualcosa di buono lo condividevano con noi, certi vassoi di parmigiana...».

Il tour si chiama «Fiera di me»: qual è la cosa che la rende più fiera di questi trent'anni di musica?

«Il nostro mestiere è fatto di alti e bassi, momenti di sicurezza e momenti di estrema insicurezza. Da qualche parte ho trovato sempre la forza di andare avanti, perché credo in quella passione e quel desiderio di lavorare bene che rigirano le situazioni difficili e alla fine ti premiano anche con qualche sorpresa. Mi è sempre successo e spero possa succedere ancora, che si crei quella stessa congiunzione astrale che dopo trent'anni mi tiene ancora qua».

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