Sabato 06 Settembre 2025 | 14:23

Reunion Oasis, i pareri della musica pugliese. Veronico: «Bello vederli insieme, ma è puro business»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Reunion Oasis, i pareri della musica pugliese. Veronico: «Bello vederli insieme, ma è puro business»

La «Gazzetta» ha raccolto gli umori degli esperti dopo l'annuncio dei nuovi concerti di Liam e Noel Gallagher. L'opinione del coordinatore artistico di Puglia Sounds/Medimex e di tanti altri nomi del panorama regionale

Mercoledì 28 Agosto 2024, 07:00

30 Agosto 2024, 12:19

BARI - La notizia è epocale: dopo sedici anni dalla separazione, i fratelli Liam e Noel Gallagher mettono da parte i dissapori e tornano in concerto come Oasis, annunciando un tour nel Regno Unito e in Irlanda per l'estate 2025, prime tappe di quello che dovrebbe essere un giro di palchi mondiale, liti permettendo. Che sia un'operazione di marketing o una sincera volontà di rivivere il successo, colonna sonora degli anni '90 e 2000, l'annuncio è stato accolto da un entusiasmo travolgente.

La «Gazzetta» a poche ore dall’apertura delle prevendite degli ambitissimi biglietti, domani alle 9, orario inglese, ha raccolto le reazioni di alcuni nomi di punta del panorama musicale pugliese. Cominciando da Cesare Veronico, coordinatore artistico Puglia Sounds/Medimex, da sempre sensibile al fascino del britpop: «Il mio umore è piuttosto contrastante. Da un lato mi fa piacere, sono oggettivamente una delle migliori pop band degli ultimi trent'anni per le canzoni che hanno scritto. Non so se dopo di loro ci sia stato un altro gruppo a quel livello come testi e musica. D‘altro canto, pensando ai rapporti tra loro, è puro business, a metterli insieme è stata la moneta. Hanno avuto poi carriere soliste diverse, Noel ha fatto dischi intelligenti, sperimentando, Liam si è mantenuto sul solco degli Oasis e aveva più voglia di questa reunion. Ci sono dietro interessi così grossi che ce la faranno a convivere: la band la impone Noel, e nel peggiore dei casi si vivrà tutto separatamente per poi incontrarsi sul palco». Veronico ricorda di essere rimasto scioccato nel ‘94 da Supersonic: «Mi è dispiaciuto molto che Liam Gallagher, ospite al Medimex nel 2019, non l'abbia suonata. Negli anni ‘90 l’attenzione sul britpop in Italia era catalizzata sull’eterna lotta con i Blur, ma in tutto il filone c'erano gruppi straordinari, Suede, Pulp, che sono stati proprio a Taranto quest’estate». E pensando ad altre band che potrebbero essere ispirate da questo «ritorno di fiamma»: «Per i Radiohead è già previsto un nuovo disco e un tour. Gli Smiths li vedo un’opzione remota, Morrissey è incontrollabile e non ci sono soldi che potrebbero convincerlo. Micheal Stipe e i R.E.M. sono rimasti amici, ma lui ha detto basta. Lasciandomi guidare dall'entusiasmo, il mio sogno sarebbero i Talking Heads, anche se hanno 70 anni!».

Ieri, 29 agosto, si festeggiavano i 30 anni di Definitely Maybe, album d’esordio degli Oasis, e secondo Carlo Chicco, giornalista musicale, dj e direttore di Radio RKO: «Non c’è momento migliore per tornare sui palchi, trattandosi di un disco epocale e generazionale. In verità tutta la storia e i litigi tra i Gallagher credo siano una soap opera studiata a tavolino da sedicenti manager, che hanno capito il potenziale del gossip e hanno scelto di percorrerlo nel momento in cui le vendite non andavano più bene. I dissapori tra fratelli sono all'ordine del giorno, e a parte il carattere e la spiccata personalità dei due, soprattutto di Liam, il resto forse è stato solo un copione recitato molto bene. Non voglio togliere tutto il fascino di questa incredibile storia che porterà un guadagno economico enorme e un rilancio del marchio Oasis, ma in tutto questo tempo hanno fatto ristampare i dischi della band, hanno fondato, insieme, una società cinematografica producendo un film sulla loro storia. Insomma, un po’ hype e un po’ marketing, il resto è solo contorno, luci e colori».

Chi non si unisce al coro degli entusiasti è Mimmo Pesare, A&R di NOS Records e docente di Pedagogia della Comunicazione Musicale all’Unisalento: «La musica non produce solo intrattenimento, ma crea immaginario collettivo, che va al di là delle canzoni e disegna le subculture giovanili, come l’antagonismo tra i fan delle grandi band. La lotta Oasis-Blur monopolizzava l’attenzione del pubblico come una telenovela, e per formazione, estetica e gusto personale ero e sono assolutamente un bluriano. Se lo scorso anno a Wembley si percepiva l’armonia fra Damon Albarn e compagni durante la reunion dei Blur, sono d’accordo con chi parla di una certa pornografia degli Oasis nel darsi in pasto al pubblico come eterni adolescenti litigiosi. Per cui penso che questa operazione sia tutta legata a motivi economici, per niente artistici o sentimentali».

Giuseppe Conte, anima del Viva! Festival, mantiene invece altissima la bandiera di chi ha accolto la notizia con emozione: «Lo ammetto: ha reso più leggera la prima settimana di ritorno dalle ferie, anche perché sono uno che ha sempre creduto a favole di questo tipo. Saremmo tutti ben ingenui se pensassimo che in questa operazione il denaro non conta, ma ad esempio per quello che gli Oasis hanno significato nella mia vita, il fatto che possa essere una trovata commerciale mi importa quasi zero, non mi interessa. Se ripenso a quegli anni, c’era Berlusconi al governo, io militavo a sinistra e dopo l’incredibile mazzata sembrava tutto andare malissimo: poi in tredici mesi, da agosto 1994 a ottobre 1995, arrivano questi che fanno uscire due album come Definitely Maybe e (What’s the story) Morning Glory?, e io mi innamoro per la prima volta. Diventano la colonna colonna perfetta per alleggerire tutto il bagaglio che mi porto addosso, farmi portare verso qualcosa che neanche sapevamo dove ci avrebbe condotto, e ascoltare brani come Champagne Supernova, mi fa rivivere di nuovo quelle sensazioni lì».

Il potere della musica. Amanda Benini, organizzatrice di eventi musicali e speaker radiofonica, conclude questo giro di interventi: «Penso che gli Oasis debbano tanto ai loro fan, vero motivo per cui continuano a esistere a prescindere dall’alchimia professionale e dai rapporti dolenti. Ascoltavo Wonderwall a palla nel walkman mentre camminavo per andare a scuola, collezionavo riviste, poster, adesivi, poi qui nel Barese l’esperienza degli Oesais, la parodia di Solfrizzi e Stornaiolo, ha contribuito ad accrescerne la popolarità. Uno dei brani che mi mandava in estasi era Don’t look back in anger: per noi questa reunion è un ritorno alla spensieratezza. In bocca al lupo a chi proverà la caccia al biglietto».

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