Sabato 06 Settembre 2025 | 14:41

Elio e le Storie Tese: «La nostra musica fuori dal tempo»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

NON TOCCARE Elio e le storie tese

Sul palco dello IOD Festival di Taranto il 26 luglio, la band si racconta alla «Gazzetta»: «Attenzione che vi mangiamo tutti i pasticciotti!»

Domenica 21 Luglio 2024, 11:18

«Se chiamate alle 12 non può che essere la "Gazzetta del Mezzogiorno"»: comincia così la nostra telefonata agli Elio e le Storie Tese, che il prossimo venerdì 26 luglio saranno in scena a Taranto, a Villa Peripato (ore 21.30), per una tappa del tour dello spettacolo «Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo» (il giorno dopo, 27 luglio, saranno nel Salento per la rassegna AMelpignano). I biglietti per la data di Taranto, organizzata da Aurora Eventi all’interno della prima edizione dello IOD Festival, sono in vendita su Ticketone, e lo show, che ha già collezionato oltre 40 date nei teatri, è tutto suonato in diretta, senza basi o campionamenti, tra comicità, risate e riflessioni. E ogni cosa diventa pittoresca, a cominciare dal fatto che nella line-up oltre a Elio, Faso, Cesareo, Vittorio Cosma, Jantoman, Paola Folli e Luca Mangoni, ci sono ben due batteristi che sostituiscono Christian Meyer.

A riguardo avete inventato una vera e propria cerimonia

«Non ci aspettavamo questo successo dello spettacolo, né era previsto un tour estivo. Christian aveva già spostato alcuni impegni e non poteva esserci. Abbiamo voluto dare la possibilità a due giovanissimi, scelti direttamente da lui, che gira l'Italia a fare masterclass. Si chiamano Riccardo Marchese e Paolo Rubboli, hanno 25 e 27 anni, conoscevano la nostra discografia e i loro genitori sono nostri fan, potete immaginare l'orgoglio. Sono arrivati preparatissimi, si alternano tra batteria e percussioni, e ogni volta che si scambiano c'è una sorta di cerimonia come se fossero statuine di un orologio, mentre Elio narra che si tratta di una tradizione elvetica. Esilarante».

In un'epoca di autotune, gobbi, voi suonate 100% live, e i vostri arrangiamenti non sono semplici. Capita mai l'errore?

«Forse di serate perfette ne avremo fatte quattro o cinque in carriera. La nostra proposta è fuori dal tempo, tutto suonato e cantato dal vivo, a memoria. Ma non potremmo immaginare altrimenti: lo vedreste Paul McCartney a leggere "Yesterday" dal gobbo? I nostri riferimenti sono quelli, poi ci consente di esprimerci al 100%, quando le cose le sai davvero suoni e canti in un altro modo. Sugli errori ci ridiamo su, direttamente dal palco».

Il vostro pubblico è trasversale, variegato: che suggestioni avete osservando chi viene ad ascoltarvi?

«Vive la serata come un ritrovo di amici, ne abbiamo parlato tra noi ultimamente: sembra il ritrovo di una setta simpatica, non per tramare qualcosa, ma come gruppo unito da uno humour surreale che consente di aprire una parentesi di "politically incorrect". Oggi certi testi che abbiamo scritto non potrebbero uscire, ma chi ci segue sa che è goliardia, anzi è interessante quando partecipa anche gente che ha idee politiche diverse».

C'è qualcosa della Puglia, dove siete stati più volte, che vi ha lasciato il segno?

«Rispondo io (Faso, ndr.). Contrariamente a quello che si pensa, in tournée non si visita niente. Mangoni, che oltre ai suoi tanti talenti è un architetto, a volte ci propone giri notturni, visite guidate dove c'è qualcosa di bello da vedere. Ma per la Puglia ho un solo messaggio: attenzione, perché vi mangio tutti i pasticciotti!».

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