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Fabio Concato al Petruzzelli di Bari: «Qui hanno cantato miei nonni»

 
Nicola Morisco

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Nicola Morisco

Fabio Concato al Petruzzelli di Bari: «Qui hanno cantato miei nonni»

In scaletta brani di culto come «Domenica bestiale»: quarant'anni di successi

Mercoledì 24 Maggio 2023, 10:27

BARI - «Questo concerto sarà il mio Fiore di maggio, visto il periodo. Non vedo l’ora di tornare nel meraviglioso Petruzzelli: qui i miei nonni - cantanti lirici - si sono esibiti spesso». Fabio Concato non perde mai la consueta verve e la voglia di raccontarsi: lo farà anche stasera in concerto a Bari, al Teatro Petruzzelli alle 21 - in una data organizzata da Aurora Eventi - per festeggiare più di quattro decenni di successi, e in particolare i 40 anni di uno dei suoi brani più iconici, Domenica bestiale. L’appuntamento fa parte del «Musico Ambulante Tour», dal titolo del suo ultimo doppio album del 2021: pochissimi posti in vendita su ticketone.it e al botteghino (a partire dalle 19).

Concato è uno dei pochi cantanti italiani che ha una stretta familiarità con il jazz: per questo proporrà un concerto improntato su musica parola, tra il serio e il faceto, percorrendo un lungo viaggio musicale, dal 1977 (anno del proprio esordio discografico) ad oggi. È in splendida forma (fra una settimana esatta compirà 70 anni) e quella di stasera sarà l’occasione per ascoltare non solo i grandi successi, ma anche tanti altri brani del suo ricco repertorio. Sul palco sarà accompagnato da signori musicisti, come Ornella D’Urbano (arrangiamenti, piano e tastiere), Stefano Casali (basso), Larry Tomassini (chitarre) e Gabriele Palazzi (batteria).

«Mi sento sempre un “musico ambulante” - spiega - che tra l’altro è un verso di Troppo vento, canzone del 1994. Sono sempre in giro, mai come in quest’ultimo anno. Non mi accadeva da quando avevo trent’anni».

Si aspettava che «Fiore di maggio» o «Domenica bestiale» avrebbero avuto un successo enorme, quando le incise?

«Ma proprio per niente. Su Fiore di maggio il mio direttore artistico di allora disse: “Stai tranquillo, che questo pezzo bastona”. Usò proprio quel termine. E io rimasi basito nel vedere che mesi dopo il brano imperversava dovunque. Poi, ho capito che il segreto era nella semplicità del testo e della musica: le cose semplici arrivano sempre dritte al cuore. Per Domenica bestiale, invece, a un certo punto ho deciso di non farla più in concerto. Era troppo inflazionata, non ce la facevo più. Durante quel tour senza il brano, la gente mi aspettava fuori dal camerino: non per picchiarmi, ma per chiedermi come mai non l’avessi cantata. Spiegavo loro che avevo bisogno di disintossicarmi. Ma non c’è stato verso, e il brano non se n’è andato mai più».

La sua familiarità col jazz da dove nasce?

«Da mio padre, a cui ho dedicato Gigi. Non era un musicista, faceva il rappresentante di occhiali: e quando tornava a casa ascoltava di continuo Miles Davis, Chet Baker, Jerry Mulligan, Bill Evans. Mi ha insegnato ad amare e ascoltare quel genere, che ha sempre fatto parte di me».

E Concato che musica ascolta?

«Oltre al jazz, ogni tanto schiaffo sul piatto anche il buon rock dei Led Zeppelin. Oggi, a parte Madame, faccio fatica a trovare qualcosa che mi piaccia davvero. O che possa durare altri quarant’anni».

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