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Il bosco sonoro del contemporaneo

 
Ugo Sbisà

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Ugo Sbisà

Il bosco sonoro del contemporaneo

Il disco di Benedetto Boccuzzi con un omaggio a Debussy e un percorso di ascolto originale

Martedì 17 Gennaio 2023, 10:48

La scelta di un repertorio è sempre particolarmente impegnativa per un solista. Se da un lato, infatti, ne riflette gli interessi e le inclinazioni interpretative, dall’altro può rappresentare la cosiddetta «marcia in più» che consente di distinguersi quando si è ancora impegnati nella costruzione di una reputazione. Quando poi le scelte riguardano il repertorio della cosiddetta musica contemporanea, ci si addentra in un campo ricco di insidie, come in più d’una occasione ha sottolineato anche su queste pagine il pianista Emanuele Arciuli, che della musica dei nostri tempi – specie americana, ma non solo – è un paladino riconosciuto e apprezzato a livello internazionale.

Sembra infatti che il contemporaneo sia una sorta di «terra di nessuno», nella quale anche le scelte e gli accostamenti più ragionati siano frutto di astrazioni intellettuali lontane dal sentire della gente comune. E questo, se vogliamo, a dispetto di una quotidianità nella quale più o meno tutti, prima o poi, veniamo costretti a confrontarci con una molteplicità di linguaggi e segnali non meno complessi di quelli musicali.

Una serie di «provocazioni» di un certo interesse è ad esempio quella proposta da Benedetto Boccuzzi, pianista di origini pugliesi (a dispetto dell’essere nato a New York) che ha esteso i confini delle proprie curiosità dalla musica antica a quella contemporanea, orientandosi spesso verso una multidisciplinarietà linguistica che, in veste di compositore, lo ha visto collaborare in più occasioni col mondo della danza. Pianista e compositore, quindi, con studi solidi, ma in ogni caso soprattutto interprete impegnato nella costruzione di repertori nei quali gli accostamenti non sono mai casuali, rivelandosi piuttosto frutto di scelte che la dicono lunga sui suoi interessi. Il lavoro di Boccuzzi ha suscitato l’interesse dell’etichetta molfettese Digressione Music diretta da don Gino Samarelli e attenta come poche altre – almeno qui al Sud – a documentare ciò che di nuovo e originale accade nel mondo della musica. Attualmente, infatti, il catalogo di Digressione annovera ben due registrazioni a nome di Boccuzzi, a cominciare da A Claude, un omaggio a Debussy nel quale il Nostro accosta la seconda serie delle Images del compositore francese e due trascrizioni delle sue Danze per arpa e orchestra a pagine di George Crumb, Olivier Messiaen, Diana Rotaru e Toru Takemitsu, ovvero di autori contemporanei che in qualche modo sono in debito con il dedicatario. Completa la scaletta un (quasi) Notturno dello stesso Boccuzzi. Lavoro più recente e ancora più suggestivo nella sua idea narrativa è poi Im Wald, nel quale le suggestioni del bosco, luogo romantico e gotico per eccellenza, prendono corpo attraverso un viaggio fantastico che alterna prima le Scene dal bosco di Schumann a cinque delle Humoresken del cinquantenne tedesco Jorg Widmann, per approdare, dopo una cupa parentesi elettronica a firma dello stesso Boccuzzi, Im Wald appunto, a una selezione di lieder dal ciclo La bella mugnaia di Schubert nella trascrizione pianistica di August Horn, abbinati a pagine dei contemporanei Wolfgang Rihm (Landler) ed Helmut Lachenmann (Cinque variazioni su un tema di Schubert).

Un lavoro impegnativo, nel quale Boccuzzi ha saputo sfruttare la sua attività di compositore non tanto per mettere in primo piano proprie pagine, quanto piuttosto per selezionare con competenza un originalissimo «percorso» di ascolto. Vale allora la pena di perdersi in questo «bosco sonoro» le cui insidie non sono rappresentate da lupi famelici, ma casomai dal rischio di dover rivedere criticamente le proprie convinzioni sulla musica contemporanea.

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