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Vasco Brondi in concerto a Melpignano: «Il live un rito irrinunciabile»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Vasco Brondi in concerto a Melpignano: «Il live un rito irrinunciabile»

foto Max Cardelli

«Un antropologo diceva che nella nostra società secolarizzata i riti collettivi sono diventati questi, concerti ed eventi»

Giovedì 01 Luglio 2021, 09:48

Si esibirà oggi sul palco del Climate Space Film & Music Festival di Melpignano, ideato da Ludovico Einaudi, per presentare l'ultimo album, «Paesaggio dopo la battaglia»: è Vasco Brondi, che dopo la conclusione del progetto artistico Le Luci Della Centrale Elettrica racconta una nuova visione tra battaglie personali e universali, di crescita e di ricerca. Insieme a lui una super-band composta da Andrea Faccioli Cabeki (chitarre e cori), Andrea Pesce (pianoforte e cori), Daniela Salvoldi (violoncello), Simone De Filippis (synth, moog, elettronica e cori) e Niccolò Fornabaio (batteria e percussioni).

Si riprende a suonare dal vivo, com'è lo stato d'animo?

«Si rischia di essere retorici, ma non do più nulla per scontato: ho molta gratitudine verso questa possibilità di tornare a esibirmi, a incontrare il pubblico al di là di uno schermo. La tecnologia è stata di enorme supporto, ma c'è bisogno di essere tutti insieme nello stesso posto e nello stesso momento, anche per elaborare ciò che è successo sentendoci vicini. Un antropologo diceva che nella nostra società secolarizzata i riti collettivi sono diventati questi, concerti ed eventi»

Cosa vedremo sul palco?
«Non ho tenuto contro del fatto che suoneremo in situazioni più piccole, l'anno scorso il set era acustico, oggi porto un disco nuovo, voglio dare senza preoccuparmi di ricevere, e cerco di farlo al meglio, con una band fortissima, strumenti classici che si uniscono a chitarre elettriche e synth. Anche in questa occasione ci sarà spazio per brevi letture, poesie, canzoni altrui che mi hanno sostenuto e riavvicinato all’arte e alla cultura. Sono stati ulteriori anticorpi, rafforzano il sistema immunitario dell’anima, volevo fare un omaggio».

Ha una canzone o un’opera che l’ha «salvato» in questo periodo?

«Non una precisa, ma c’è una poesia con cui concludevo il tour della scorsa estate che è una strana lista di ringraziamenti. Si chiama Bello Mondo, è di Mariangela Gualtieri, una preghiera laica: spesso siamo accecati dalle cose che non vanno bene, eppure ce ne sono tante altre per cui essere grati. Bisogna solo allenarsi a farlo».

Il Climate Space Festival è molto vicino alla questione ambientale. Lei su che posizione è?

«La sento molto, il tema dell’essere umano che si pone al di fuori della natura e invece è parte di essa lo affronto anche nel disco. Bisogna capire che se facciamo un danno, lo facciamo a noi stessi. Ci consideriamo evoluti, ma siamo l’unica specie che danneggia il suo stesso ambiente. Siamo assestati su qualche comodità a cui non sappiamo rinunciare, ma facciamo a meno dell’aria pulita, del silenzio…»

Dopo l’estate cosa la aspetta?

«Per ora non sto pianificando di suonare in autunno, procedo passo dopo passo. Vorrei viaggiare, non so ancora dove, mi sono goduto nell’ultimo anno parti dell’Italia che non avevo mai visto, il Friuli, i boschi della Romagna, penso continuerò con queste esplorazioni di posti bellissimi»

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