Da una parte le quattro memorabili «Ballate» di Fryderyk Chopin (1810-1849). Dall’altra quattro poemi di Adam Mickiewicz (1798-1855), il poeta e scrittore polacco che nel 1822 aveva pubblicato le sue «Ballate e Romanze», ispirando proprio il celebre compositore. È a queste due grandi figure, le cui opere hanno travalicato i confini nazionali, che hanno dedicato un concerto-spettacolo il pianista Filippo Balducci e il regista e autore Leo Lestingi, intitolato «Fra Poesia e Musica»: l’iniziativa, a cura dell’associazione musicale e culturale «Fausto Zadra», è stata realizzata nell’ambito di «Sospeso», il cartellone degli eventi del Natale a Corato (il video è ancora in visione sulle pagine social del Comune di Corato e dei protagonisti). Balducci e Lestingi, all’interno della Sala Verde del Comune di Corato, hanno acceso un faro su due artisti ottocenteschi influenzatisi a vicenda, entrambi portavoce degli esuli tormentati, e di una Polonia sconvolta dall’insurrezione del 1830 e 1831 - poi fallita - contro il dominio russo.
Così, se Lestingi assume la funzione di voce recitante, in un percorso non solo divulgativo dell’opera di Mickewicz, Balducci esegue da par suo le Quattro Ballate, in un contrappunto virtuoso tra musica e narrazione che ben spiega quanto i fremiti poetici dello scrittore abbiano stimolato la straordinaria musica di Chopin.
Tra l’altro Lestingi legge quattro opere di Mickewicz («Konrad Wallenrod», «Il lago Świteź», «Świtezianka», «La fuga»), nella traduzione di Miriam Gaudio e Paolo Statuto, adattandole al concerto-spettacolo, e con una personale supervisione linguistica che dà alla narrazione fluidità e coinvolgimento.
Poco più di dieci anni intercorrono tra la Prima e la Quarta Ballata di Chopin (tra il 1831 e il 1842), entrambe terminate a Parigi. Un lasso di tempo in cui il compositore polacco affina la sua scrittura pianistica, conferendo alla forma della Ballata una struttura musicale propria, seppur aperta e mai facilmente catalogabile. Anzi, come dimostra l’operazione di Balducci e Lestingi, è evidente l’ispirazione che Mickiewicz ha dato a Chopin. Sebbene il compositore rifugga il carattere narrativo, leggendario e cavalleresco che i poeti romantici evocano nelle loro leggende d’amore, d’armi e di cavalleria, vagheggiate in un favoloso Medioevo.
Eppure basta ascoltarle tutte e quattro, le Ballate chopiniane (ottimamente rese in ogni sfumatura timbrica dal pianista), per rendersi conto quanto l’influenza anche inconscia di questi temi sia decisamente rinvenibile nella musica. Il linguaggio è non solo incantevole, ma epico, trasognato, decorativo quanto basta nella scrittura arabescata. E sempre, profondamente spiritualizzato. Capolavori assoluti, insomma, e drammatici nella ricerca di un eroismo sonoro che va spesso a braccetto con il racconto poetico.
Nell’interpretazione di Balducci non manca quell’opportuno fuoco sacro presente nella scrittura pianistica: per esempio nella coda impetuosa della Ballata n. 1, e nello sferzante «Presto con fuoco» che conclude drammaticamente il lavoro.
E se ogni Ballata si alterna alla voce di Lestingi, che prende per mano l’ascoltatore e lo conduce in un’epoca irripetibile, l’approdo finale alla Quarta Ballata svela uno Chopin più riflessivo, capace di giungere all’apice del dramma in una calcolata successione tematica, impreziosita da una maggiore ricerca timbrica sul pianoforte. Anche qui Balducci mette ben in luce alcune caratteristiche che il compositore «disegna» nel capolavoro pianistico: regolarità ritmica, agogica e dinamica sorprendente, con gradazioni che si addensano pian piano e non rompono quasi mai un equilibrio che richiede all’interpretazione un carattere fantastico, visionario, sognante e teneramente elegiaco. Il finale, poi, raggiunge una forte tensione drammatica, che si scioglie in una trasfigurazione lirica senza precedenti, che Chopin stesso ha affidato alla comprensione della posterità.