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Dopo il Jova Beach Party il soul di J.P. Bimeni arriva a Lecce per il SEI Festival

 
Redazione online

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Dopo il Jova Beach Party il soul di J.P. Bimeni arriva a Lecce per il SEI Festival

Appuntamento venerdì 2 agosto alle 21.30  nel Chiostro dell'ex Convento dei Teatini con il progetto The Black Belts. In apertura il percussionista e polistrumentista Gabriele Poso Organik Trio

Giovedì 01 Agosto 2019, 11:16

La sua voce ricorda il soul del primo Otis Redding e le sue canzoni parlano di amore e perdita, speranza e paura. Dopo alcune esibizioni sul palco del Jova Beach Party di Jovanotti, venerdì 2 agosto (ore 21:30 - ingresso 17 euro + dp) il cantante africano J.P. Bimeni sarà sul palco nel Chiostro dell'ex Convento dei Teatini di Lecce con il suo progetto The Black Belts per il Festival Sud Est Indipendente firmato da Coolclub.

Padre militare e madre discendente di una famiglia reale burundese, J.P. Bimeni lascia il suo paese a 15 anni durante la guerra civile e ottiene lo status di rifugiato politico in Gran Bretagna. "Negli anni 60 l’esercito ha rovesciato la monarchia e mio padre era tra i golpisti. Gli autori del colpo di Stato del 1993 hanno voluto cancellare ogni traccia. Diversi principi sono stati assassinati e ancora adesso non si sa dove siano stati sepolti", racconta il cantante. La sua storia di bambino e adolescente è costellata di episodi difficili e, in almeno tre occasioni, J.P. ha rischiato anche di morire. Il fatto che abbia vissuto questa esistenza fuori dall’ordinario e viva per raccontare questa storia rende le sue canzoni ancora più significative e intense.

J.P. Bimeni e Jovanotti (foto Facebook Musicalista Produzioni)

Nel disco d’esordio “Free Me”, alle jam funk si susseguono profonde ed accorate ballad provenienti dal southern soul, con un’atmosfera unica presente in tutto questo capolavoro, grazie a quel suo stile africano. Dopo il suo trasferimento a Londra, all'inizio degli anni 2000, è entrato in contatto con la musica soul e, nel corso degli anni, ha conosciuto artisti importanti che hanno arricchito la sua formazione. «Una sera Amy Winehouse venne a vedere una mia esibizione al Jazz Café. Lei aveva appena omaggiato le signore del soul Aretha Franklin e Etta James al Barbican», racconta. «Ci eravamo ripromessi di rimanere in contatto ma non è mai successo. Invece spesso andavo alle jam che Shingai Shoniwa dei Noisettes organizzava a casa sua, lì una volta è venuta Adele, allora ancora sconosciuta».

J.P. ha un sogno. «Non torno in Burundi dal 2015. Ho una famiglia, dei figli, e per ora non mi sento sicuro di andarci per via delle tensioni politiche in atto, delle rivolte e del presidente Pierre Nkurunziza che rimane aggrappato al potere. Non escludo però un giorno di organizzare lì un festival con i migliori talenti locali». L'apertura sarà affidata alle percussioni del compositore e polistrumentista Gabriele Poso, un artista con una forte visione spirituale e musicale, accompagnato dall'Organik Trio che presenterà, tra gli altri, i brani dell'album più recente “Awakening” (BBE Records), arrivato dopo la nascita del primo figlio e che ha segna una svolta dal punto di vista personale e artistico, con maggiori libertà espressiva e maturità compositiva. Info seifestival.it

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