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A Taranto l'ultimo saluto all'ex sindaco Giancarlo Cito dopo le polemiche sulle cure

 
Fabio Venere

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Fabio Venere

I funerali celebrati in Concattedrale da don Ciro Albanese: molti cittadini ad aspettare la bara

Martedì 20 Maggio 2025, 18:47

21 Maggio 2025, 07:20

TARANTO -  Tanti cittadini hanno raggiunto la concattedrale Gran Madre di Dio per l'ultimo saluto a Giancarlo Cito, ex sindaco di Taranto dal 14 dicembre 1993 al 24 febbraio 1996 ed ex parlamentare con At6 Lega d’azione meridionale, scomparso l’11 maggio all’età di 79 anni. “Nuvole bianche” di Ludovico Einaudi ha accompagnato dolcemente l'uscita della bara di Giancarlo Cito dalla Concattedrale Gran Madre di Dio.

Le esequie, inizialmente fissate per il giorno successivo al decesso, sono state posticipate a oggi 20 maggio a seguito del sequestro della salma disposto dalla Procura. A far scattare l’accertamento è stata la denuncia della sorella, secondo cui l’ex primo cittadino non avrebbe ricevuto cure adeguate durante il ricovero. Cinque i medici indagati. Solo dopo l’autopsia, la magistratura ha concesso il nulla osta alla sepoltura.

La cerimonia funebre è stata celebrata da don Ciro Alabrese, che nell’omelia ha ricordato «lo spirito di iniziativa» che ha caratterizzato la vita dell’ex sindaco, «il suo impegno» e quello che dovrebbe caratterizzare ogni persona, cioè «donarsi e aiutare gli altri liberamente, gratuitamente, disinteressatamente. Chi ha bisogno di essere aiutato, va aiutato».

Sulla bara, avvolta nel tricolore, era adagiata una bandiera rossoblu con i colori della squadra locale di calcio. Nella concattedrale si sono ritrovati familiari, amici, cittadini e anche alcuni esponenti del mondo politico. Giancarlo Cito lascia la moglie Maria Chiurlia e i figli Mario - attualmente candidato sindaco per Taranto - e Antonella.

Alle esequie hanno partecipato quasi tutti i candidati sindaco che concorrono proprio con il figlio di Giancarlo, Mario (in campo, manco a dirlo, sotto il simbolo di At6), per la poltrona più prestigiosa di Palazzo di Città. Non c'era, però, il gonfalone del Comune di Taranto.

Già, il figlio Mario. Quando il carro funebre arriva alle 16,45 nello spazio antistante l'ingresso della Concattedrale è lui a bloccare, con decisione, un ragazzo pronto a sistemare sulla bara una bandiera della tivvù che, nel lontano 1990, si trasformò in movimento politico. Il figlio del leader scomparso, infatti, allontana per un attimo l'immancabile sigaretta, e lo ha fermato così: “No, nessuna bandiera di partito. Neppure quelle nostre. Ma solo quelle dell'Italia e del Taranto”. Discorso chiuso, con la condivisione di tutti: parenti; elettori; simpatizzanti e persino di qualche “vecchio” amico di Giancarlo, sin dai tempi della militanza giovanile negli Anni Settanta tra le fila dell'estrema destra.

Figura centrale e controversa nella vita politica cittadina degli anni Novanta, Cito aveva saputo costruire un forte consenso popolare anche grazie all’utilizzo del mezzo televisivo, trasformando la propria emittente in uno strumento politico. Ma il suo percorso fu segnato anche da vicende giudiziarie: su tutte, la condanna definitiva a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che interruppe la sua carriera. 

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