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Giornalismo costruttivo, una visione migliore del mondo

 
Giacomo Rizzo

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Giacomo Rizzo

Seminario dell’Ucsi con l’arcivescovo Filippo Santoro

Giovedì 29 Giugno 2023, 09:22

TARANTO - Il fondamento è raccontare tutta la storia, non solo quella che non funziona, mettere al centro il lettore, soffermarsi sulle possibili soluzioni e indicare se queste possono essere replicate in altri contesti.  Di questo si è parlato nel corso del convegno “Giornalismo costruttivo – Le proposte dell’Ucsi”, che si è svolto martedì sera nella chiesa di San Cataldo dopo una visita guidata alla stanza del tesoro recentemente inaugurata nella Cattedrale (con don Francesco Simone, direttore del Mudi, a fare da Cicerone) e la messa celebrata dall’arcivescovo Filippo Santoro. Una iniziativa dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) della Puglia per approfondire un argomento di stretta attualità.

“The Constructive Journalism o Solutions Journalism” è una nuova modalità di approccio alla professione che pone maggiore attenzione alle soluzioni piuttosto che ai problemi descritti nei fatti e nelle vicende raccontate. È promosso dal Constructive Network, il primo network di giornalisti e comunicatori impegnati nella divulgazione del giornalismo costruttivo, e dispone di un proprio “manifesto valoriale”. Si ispira ad una corretta Etica dell’informazione che si identifica sui 4 principi: informare secondo etica e rispetto; raccontare la complessità; trovare soluzioni alternative; ispirare fiducia nei lettori.

Al dibattito moderato da Salvatore Catapano, giornalista Rai e segretario regionale dell’Ucsi Puglia, sono intervenuti il presidente dell’Ucsi Puglia, Michela Di Trani, mons. Filippo Santoro, il presidente nazionale dell’Ucsi, Vincenzo Varagona, e la giornalista del Constructive Network Assunta Corbo. L’arcivescovo si è soffermato sul ruolo del giornalista che «deve portare avanti il proprio compito: essere veicolo di comunicazione nella verità, con una posizione costruttiva, positiva rispetto alla realtà. Nella nostra situazione tarantina, abbiamo curato con don Emanuele Ferro e con Elena Modio una presenza della Chiesa sul territorio attraverso il giornale della Diocesi “Nuovo Dialogo”: il principio fondamentale è stato che noi siamo testimoni dell’esperienza del Vangelo in un territorio come il nostro con grandi problematiche ma non agonizzante, come ho spesso ripetuto».

Secondo mons. Santoro, «la posizione più deleteria è quella di presentare la situazione tarantina come se non ci fosse più nulla da fare. Ci sono tante circostanze favorevoli anche rispetto ad altre istituzioni: abbiamo avuto un ruolo di supplenza rispetto ad altre istituzioni, rispetto alla politica; ci siamo messi al servizio».

Il presidente nazionale Vincenzo Varagona ha spiegato che l’Ucsi ha tra i suoi obiettivi quello di «accompagnare la chiesa nella sua missione di comunicazione. La domanda che ci stiamo ponendo è come uscire da questa crisi di credibilità e di fiducia che investe il giornalismo. Ci sono tantissimi ragazzi che avviano la loro professione nei settimanali diocesani, poi non riescono a garantirsi un futuro in questo mondo, cercano nei giornali locali di avere un praticantato, non ci riescono. C’è un tema di stile di vita professionale e c’è un tema di garanzia dei posti di lavoro. Noi non siamo sindacato, ma questo è uno degli argomenti che cerchiamo di trasmettere e comunicare». L’Ucsi, ha ricordato il presidente, ha «promosso un laboratorio sulla professione invitando i giornalisti dell’area cattolica. È vero che la crisi esiste, ma facendo un giornalismo di verità la fiducia e la credibilità te la conquisti. L’Ucsi lavora a un rafforzamento di identità e stiamo cercando di entrare nel terzo settore, di costruire una rete informativa nel mondo cattolico». «Il mio sogno – ha confessato Varagona - sarebbe quello di riuscire a costruire tante piccole testate locali cooperative con giovani motivati che adotti questo stile di scrittura. Chi ha 25 anni e vuole costruire un futuro nel mondo dell’informazione cosa fa?». L’obiezione che è stata posta durante la serata è che il problema riguarda non solo i 25enni, ma anche il 45enni e i 50 anni perché tanti giornali e televisioni chiudono, il settore è saturo e diventa dunque un problema di sopravvivenza.

Ad approfondire il tema del giornalismo costruttivo è stata Assunta Corbo, giornalista del Constructive Network, fondatrice e direttore responsabile di News48.it. «È un approccio - ha puntualizzato - non nuovo, ma quello per cui il giornalismo è nato per essere. Ero stanca che mi venisse chiesto di fare un certo tipo di giornalismo, raccontare sempre solo quello che non andava. Mi sono messa a cercare in questo digitale che a volte spaventa ma tante volte è utile e ho incrociato questo approccio e mi ha colpito il profondo rispetto del lettore, delle persone».

Nel 2019, dopo due anni di formazione, la giornalista ha «chiamato sei colleghi che secondo me avevano già l’approccio costruttivo. Oggi il network conta 152 giornalisti in tutta Italia, che si occupano di tematiche differenti perché il giornalismo costruttivo può adattarsi a qualunque tematica. Per la cronaca nera si presta attenzione alle parole, ci si ricorda che ci sono delle persone coinvolte, sia nella narrazione, come i familiari, che leggono e che meritano attenzione. Abbiamo fatto rete ed è emersa la consapevolezza delle persone di avere un giornalismo diverso, non solo gossip e tragedie».

In altri Paesi, come negli Stati Uniti e in Francia, «il giornalismo costruttivo - ha rivelato Assunta Corbo - è più sviluppato. Abbiamo fondato a marzo 2020 News 48 che è il magazine in cui scrivono i colleghi del Constructive Network, cercando di proporre delle storie di giornalismo costruttivo. Alcune sono tradotte anche in inglese perché vengono messe nel circuito Solutions Journalism Network e raccolte in una banca dati accessibile gratuita con l’idea di fare informazione insieme e crescere insieme».

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