TARANTO - Taranto ricorda le piccole vittime dell’inquinamento ambientale con la seconda fiaccolata organizzata da associazioni e comitati tra cui Genitori Tarantini, LiberiAmo Taranto, Peacelink. Centinaia le persone che hanno aderito all'iniziativa e che armati di striscioni e luci hanno percorso, partendo da Piazza Maria Immacolata, tutta Via D’Aquino per arrivare poi in Piazza Garibaldi per il sit in conclusivo, dove si sono sentite le testimonianze e gli appelli di alcuni genitori che hanno perso i loro figli per neoplasie.
La prima, la Fiaccolata degli angeli cui parteciparono oltre 6mila persone, si svolse il 26 febbraio 2019, a un mese dalla scomparsa di Giorgio Di Ponzio, un ragazzo di appena 15 anni, colpevole solo di aver vissuto a Taranto, città in cui i casi di tumore in 10 anni sono raddoppiati.
Quest’anno al ricordo dei piccoli scomparsi a causa dell’inquinamento, si aggiunge anche la denuncia per un’emergenza ambientale e sanitaria ancora irrisolta. «Mentre in tutta Italia si parla di coronavirus, di quarantene e di contagiati, a Taranto si muore davvero e la beffa è che si potrebbe eliminare completamente la causa di questi decessi. I numeri dello studio Sentieri ormai li conosciamo tutti», spiegano gli organizzatori dell'evento.
LA FIACCOLATA - In apertura del corteo, partito da piazza Immacolata, lo striscione portato da giovanissimi con la scritta «Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino». Dietro le croci bianche e i cartelloni con i volti di bambini e ragazzi morti per malattie che si ritengono connesse all’inquinamento.
Dalla cassa armonica di Piazza Garibaldi si sono levate le voci di genitori, medici, rappresentanti delle associazioni e studenti. «Qui in piazza - ha sottolineato il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti - costituiamo di fatto, da ora, un comitato cittadino di liberazione, un comitato che avrà nella nonviolenza, nella gentilezza e nella ricerca della felicità le sue ragioni di fondazione. Cominciamo con il chiedere al potere politico tutte le risposte che non ci ha dato. L’Ilva non fa più alcun profitto». Secondo l’ambientalista, «ArcelorMittal vuole andare via da Taranto, lo ha detto e ripetuto. Per evitare la disfatta, il potere politico sta tentando, con una battaglia legale tanto disperata quanto senza prospettive, di trattenere a Taranto la più grande multinazionale mondiale dell’acciaio. Il nostro compito è oggi quello di favorire questo addio di Mittal e con esso dobbiamo favorire la riconversione».