«Voi fr*** e trans andatevene nei vostri posti». La denuncia di una coppia gay non offusca la manifestazione che ha chiuso il corteo di «Salento & Puglia Pride» partito da via Kennedy ieri pomeriggio e conclusosi a Lido Por do Sol per il beach party conclusivo. L’Onda Pride auspicata dagli organizzatori - Arcigay di cui è segretario generale Gabriele Piazzoni e altre associazioni del movimento Lgbt - si è fatta vedere, nell’edizione più partecipata, forte di almeno 1500 persone, e si è fatta sentire, non solo per la musica. Durante frequenti pause, infatti, Eleonora Magnifico nella veste di speaker tradizionale dell’evento, ha ceduto il microfono per vari interventi.
Tra questi, i ringraziamenti a chi ha patrocinato la manifestazione, da Unisalento alla Regione Puglia, dalla Provincia di Lecce a molti Comuni salentini, Gallipoli in primis; la testimonianza d’una coppia gay sposata da pochi giorni; le sollecitazioni alla politica per interventi normativi in favore del movimento Lgbt di Manila Gorio. Ma a colpire è stata la denuncia di Giovanni e Fernando che hanno raccontato quanto avvenuto in un lido cittadino la sera precedente. Sarebbe successo che durante una diretta social, una transessuale avrebbe casualmente ripreso un addetto alla sicurezza, che non avrebbe gradito. Vederla presa per un braccio per essere trascinata fuori dal lido ha suscitato la reazione della decina di amici del gruppo e a questo punto sarebbero stati tutti allontanati. «Incuranti del fatto che avessimo già speso oltre 400 euro - dice Fernando - e con l’invito di un buttafuori a noi froci e trans di andare nei nostri posti».
Una frase omofoba in netto contrasto con la posizione dei cittadini che assistevano al corteo con simpatia e con l’accoglienza sempre riservata alla comunità Lgbt che da decenni sceglie la Città Bella per le vacanze. Il sindaco Stefano Minerva, presente al corteo solo con un messaggio, ricorda d’avere sempre lo svolgimento dell’evento in città e conclude: «Gallipoli è una città inclusiva che rifiuta ogni forma di pregiudizio e di razzismo».