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Bari, abbattuto l’albero a Poggiofranco: «I tronchi evidenziano che era ancora sano»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Inutili le richieste del comitato e di molti residenti che sollecitavano una perizia da parte di fitopatologi dell’Università

Martedì 21 Luglio 2020, 20:26

22 Luglio 2020, 14:45

BARI - Alla fine è stato abbattuto. Senza deroghe, senza ascoltare nessuno. Una squadra di quasi dieci persone tra periti ed operatori sono arrivati in via Cardinale Mimmi alle 7 di ieri mattina ed hanno dato esecuzione al taglio dell'albero, un ailanto di quasi 60 anni e 18 metri di altezza.

«Non siamo riusciti ad evitarlo – raccontano sconsolati alcuni membri del Comitato che si era creato per cercare di salvare la pianta -. Siamo riusciti a ritardare solo di una mezz'ora il tutto, abbiamo cercato di parlare, ma sono stati chiamati i vigili urbani ed a quel punto ci siamo dovuti mettere da parte. Ci hanno messo quasi 4 ore per tagliare l'albero in pezzi».
«Il rumore delle motoseghe mi ha fatto rabbrividire – ricorda Donato Cippone con una smorfia di dolore -, sembrava che l'albero piangesse. È stato un atto violento, molto violento. Noi non siamo dei fanatici, non ci saremmo mai incatenati, avevamo chiesto solo un'altra settimana, per avere la possibilità di far vedere la pianta da un fitopatologo del Dipartimento di Agraria e invece niente. Quello che ci ha fatto male è l'indifferenza con la quale tutte le istituzioni, che abbiamo cercato di coinvolgere, hanno liquidato la questione. Noi tutti invece siamo molto provati emotivamente».

Secondo l'Ufficio ripartizione giardini l’ailanto era malato e pericolante, per questo andava abbattuto. Secondo il Comitato che ha cercato di salvarlo fino all'ultimo, no. Le criticità che c'erano potevano essere curate e l'albero salvato.
«Quando hanno tagliato i rami e il tronco si è visto chiaramente che c'erano rami cavi ed altri in piena salute – dice Vincenza Amato -. Proprio il giorno del taglio era prevista la visita del fitopatologo, perché non aspettare? Una ostinazione che sinceramente non ci riusciamo a spiegare. L'albero era pericolante? E allora perché non transennare la zona? Tante domande che ora resteranno senza risposta».

Dopo aver tagliato la pianta e portato via tronchi e foglie, il foro sul marciapiede con il moncone di pianta è stato ricoperto con il cemento, praticamente tombato come a dire: «prima vi dimenticate che qui c'era un albero e meglio è».

«Una delle responsabili della squadra e che era presente al taglio, la dottoressa Erminia Traversa, lo ha detto chiaramente – spiega Cippone -: nessun altro albero potrà essere piantato dove cresceva l’ailanto. Il marciapiede è troppo piccolo e qualsiasi albero creerebbe problemi».
Non è la prima volta che in città vengono effettuati tagli indiscriminati e senza che nessuno si possa appellare. Più volte è successo ai pini dei giardini storici sul lungomare o di piazza Umberto, con i mozziconi di tronconi ancora lì testimoni del passato che furono. Perché tagliare un albero è facile, più difficile averne cura nel tempo e ancora di più eradicare una pianta e metterne una nuova a dimora, se veramente ci sono condizioni di pericolosità che rendono necessario l'espianto.

«Sono molto indignato nei confronti di sindaco ed assessore per la scelta fatta - sottolinea con enfasi Mimmo Lomelo, rappresentante dei Verdi di Puglia -. In tutto il mondo si cercano risorse per fare più verdi le città e qui si spendono soldi per tagliare gli alberi. Credo che i residenti di Poggiofranco meriterebbero un risarcimento: che per ogni albero tagliato ne venissero piantati altri dieci e nella stessa zona».

Perché gli alberi mitigano il clima urbano, fanno ombra, ripuliscono l’aria dalla smog e non meritano di essere tagliati indiscriminatamente o capitozzati invece di sane potature.

«Da questa brutta esperienza vogliamo lanciare il nostro appello - spiegano dal Comitato -: cerchiamo di aver cura del verde pubblico, di evitare interventi così violenti. Ne va del nostro benessere di cittadini».

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