La stazione di Roma Termini è ben affollata e la panchina del signor Acciuga gode di una buona posizione di sguardo.
È quasi invisibile sotto il tabellone degli arrivi e delle partenze; tutt’attorno, intenti alle loro destinazioni, uomini donne e bambini fanno crocchio, alzano gli occhi, si sfiorano, respirano affanni improvvisi, dicono l’uno all’altra frasi a saetta, si soffiano il naso; e uno, di stazza considerevole, detergendosi la fronte imperlata, dice: partire è più arduo che partorire.
È una sua opinione; e come tale va presa; e come tale la prende il signor Acciuga, magrissimo d’occhi e d’opinioni.
Quanto gli piace lasciar andare lo sguardo nell’abisso della quotidianità; quanto trova dilettevole fare collezione di dettagli: quei piedi dalle dita ben distanziate nei sandali marroncini con gli strass luccicanti; il tatuaggio che esce dalla camicia e fa del collo un cinema da passeggio; l’appoggiarsi al tabellone pubblicitario che mette in risalto una piccola pancia; lo scollo tra le collinette abbronzate dei seni.
La panchina di Acciuga è nascosta da una rossissima buca delle lettere: da una parte sulla ribaltina grigia c’è scritto: per la città; dall’altra: per tutte le altre destinazioni.
Tappezzata di adesivi e di scritte e di slogan, la cassetta dev’essere scarsamente frequentata da lettere e cartoline. E proprio per questo ha attirato l’attenzione puntiforme di Acciuga.
A lui il vuoto che c’è nei due antri metallici piace molto; lo mette in relazione con gli arrivi e le partenze scritti sul tabellone; con i ritardi che compaiono a trafiggere le ansie di chi calcola che la coincidenza è in pericolo e si dovrà correre lungo i binari col fiatone e il trolley che sobbalza sperando di fare in tempo.
Ma chi riesce davvero a fare in tempo, si chiede Acciuga.
Non certo quella bambina che sguscia tra un genitore e l’altro; non certo i suoi occhi da maga scorticante, che hanno già lo scurore di chi respira a fatica ma non lo sa ancora.
E meno che mai la giovane donna di colore che mette sulle sue labbra a ripetizione un rossetto, ma che molto più probabilmente è uno stick idratante; visto che dice al compagno: le mie labbra stanno andando in fiamme.
Estintori nei paraggi, Acciuga non ne vede; ma, sì, lo sa che è un modo di dire, ma a lui a volte piace prendete le parole alla lettera.
Mentre i treni fanno fatica a fermarsi al binario e poi ripartire verso «tutte le altre destinazioni», arriva un nugolo di ragazzine; non sanno esattamente che direzione prendere; fanno danza di possibilità; si tengono d’occhio l’una con l’altra; scoppiano all’improvviso in risate misteriose.
Una di loro avvicina una coppia di controllori in divisa delle ferrovie, entrambi con il berrettino rosso come la buca delle lettere; sono giovanissimi, un ragazzo e una ragazza, li avranno assunti da qualche settimana o sono solo in prova.
La coppia di controllori parlotta con la ragazzina; da lontano Acciuga osserva i loro gesti; sembra che non riescano a trovare un punto di contatto; le lingue divergono; quali parole stanno usando per dirsi i loro rispettivi destini?
Se la ragazzina fosse spagnola, pensa Acciuga, per lei destino e destinazione viaggerebbero di pari passo; e dunque la direzione di un treno significherebbe anche imbarcarsi in un’avventura molto più impegnativa che un semplice salire e scendere da una carrozza.
D’improvviso il tabellone degli arrivi e delle partenze si oscura; le lettere e i numeri entrano in un repentino letargo che manda in deliquio i passeggeri potenziali dei prossimi treni.
A cosa sia dovuto l’oscuramento non è chiaro: una caduta della rete elettrica; un fulmine non visto che si è introdotto nei circuito delle ferrovie; il desiderio di una sosta, un prendere respiro, un perdere le direzioni, un insonnolirsi dei destini e delle destinazioni.
Il signor Acciuga ne approfitta per schiacciare un sonnellino.
Nel retropelle delle sue palpebre, mentre lui sonnecchia, si accendono immagini di quiete; il tabellone si trasforma in una piscina variopinta dentro la quale tuffarsi e fare qualche bracciata. I treni ai binari si asciugano il sudore.

Si accendono immagini di quiete e il tabellone si trasforma in una piscina variopinta in cui tuffarsi
Giovedì 07 Settembre 2023, 11:21
Biografia:
La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.
Silvio Perrella
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