Piccoli cuori crescono in embrioni di maiale Per la prima volta, cuori umani, cresciuti in embrioni di maiale e sopravvissuti per 21 giorni durante i quali essi (che avevano raggiunta la stessa dimensione che, in altrettanti giorni, acquisiscono nell’utero materno) hanno iniziato e continuato a battere. Una “prima” che prelude alla generazione, in laboratorio, di animali (il maiale è il più vicino, per caratteristiche organiche, dimensioni e anatomia, all’essere umano) che potranno diventare riserva di organi umani da trapiantare ed ovviare alla carenza. Agli animali, destinati a diventare “donatori”, in costanza della fecondazione, vengono sottratti i due geni “maggiori” che, nel loro corpo, genereranno il cuore e sostituite con cellule staminali umane che costruiranno, invece, un cuoricino umano.
La sperimentazione in corso ne ha dimostrato la fattibilità già sperimentata dalla stessa equipe di ricerca, per il rene. Al congresso di Hong Kong della Società Internazionale per la Ricerca sulle Cellule Staminali il prof. Lai Liangxue e collaboratori del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health dell'Accademia Cinese delle Scienze (CAS), hanno presentato, a completamento delle documentate relazioni scientifiche, le foto dimostrative dei cuoricini umani battenti nel corpo degli embrioni di maiale. Il CAS è una rete di istituti di ricerca, università, aziende e think tank, di innovazione scientifica e tecnologica.
Nel rapporto sono contenuti approfondimenti sulla produzione di ricerca del CAS nei campi della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica (STEM) e in alcune tecnologie critiche ed emergenti, tra cui l'intelligenza artificiale (AI). CAS è tra le organizzazioni S& T più importanti al mondo. Altro portento – questa volta in Germania (prof. Wolfram- Hubertus Zimmermann, direttore Dipartimento di farmacologia e tossicologia, Centro medico universitario di Gottiga), riportato dalla rivista scientifica Nature: un Cerotto (composto a base di cardiomiociti derivati dalle cellule staminali di cordone ombelicale di un donatore) ha rigenerato il tessuto muscolare cardiaco rendendo possibile l’attesa della disponibilità di cuore umano da trapiantare, grazie, appunto, al nuovo muscolo, in una donna di 46 anni con insufficienza cardiaca avanzata quale trattamento ponte al trapianto di cuore, avvenuto tre mesi dopo. “Per la prima volta, abbiamo ottenuto lo sviluppo di nuovo muscolo cardiaco nel cuore umano spossato e con segni di invadente definitivo stop (prof. Ingo Kutschka, all’agenzia Fanpage)”.