29 ottobre giornata mondiale contro l’ictus cerebrale che colpisce 185.000 italiani l’anno e che ha causato conseguenze invalidanti a circa 1 milione di pazienti.
Importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi dell’ictus donde lo slogan è – dice il prof. Mauro Silvestrini, presidente di Italian Stroke Association - “minutes can save lives”, cioè ogni minuto guadagnato nell’intervenire è quantità di tessuto cerebrale salvato, è possibilità maggiore di sottrarre alla morte od all’inabilità chi ne è colpito.
L’ictus si manifesta con comparsa improvvisa di un deficit neurologico addebitabile all’interrompersi improvviso del flusso del sangue diretto al cervello dovuto ad occlusione (infarto cerebrale o ictus ischemico) o rottura (emorragia cerebrale o ictus emorragico) di un’arteria. “È fondamentale saper riconoscere immediatamente – dice il prof Berardelli, presidente Società Italiana Neurologia - i sintomi dell’ictus per poter assicurare una cura adeguata. La comparsa improvvisa di perdita di forza o sensibilità a un braccio o a una gamba, la bocca che si storce, l’oscuramento o la perdita della vista da un solo occhio o in una parte del campo visivo, l’incapacità di esprimersi o di comprendere ciò che ci viene detto, un mal di testa violento, sono tutte potenziali manifestazioni di un ictus. Di fronte a questi sintomi, è importante chiamare subito il 118 o recarsi (meglio farsi accompagnare) in ospedale”. Necessita personale altamente preparato, in grado di fare diagnosi corretta e prescrivere cura adeguata nel minor tempo possibile oltre a saper gestire tutte le esigenze dei pazienti incluse alimentazione, necessità di intervento riabilitativo precoce e prevenzione di complicanze. Si tratta di tecniche che richiedono alta specializzazione e che, quindi, non possono essere effettuate ovunque, ma solo in ospedali dotati di Stroke Unit.
Un recentissimo studio Usa, pubblicato sulla rivista scientifica “Neurology”, denuncia l’aumento dell’ictus emorragico specie nelle donne anziane: 13 casi su 100mila (10 nei maschi, nei quali il rischio aumenta con l’età: a 50 anni 4 su 100mila, ma dopo i 65 salgono a 22).
La Società Italiana di Neurologia e l’Italian Stroke Association fanno il punto su questa patologia: l’incremento annuo è per tutti dello 0,7%, nei maschi a 50 anni è dell’1,1% e dopo i 65 del 2,3%, mentre nelle donne resta costante e in quelle giovani va riducendosi. Particolare della casistica italiana è la prevalenza dell’ictus nei soggetti neri con 15 casi su 100mila e un incremento annuo dell’1,8% mentre gli asiatici ed i bianchi non ispanici presentano una media di 10 casi su 100mila. Il motivo è da ricercare, tra l’altro, nella maggior frequenza di ipertensione geneticamente determinata dei neri che li espone anche a maggior rischio di emorragie sub aracnoidee e rottura di aneurismi.
Oggi, grazie alle tecniche di neuroradiologia funzionale che permettono di verificare lo stato di vitalità del cervello nella zona ischemica, in pazienti selezionati, c’è possibilità di trattamento fino a 9 ore per la fibrinolisi e a 24 ore per la trombectomia meccanica, senza dimenticare mai il concetto che gli interventi più precoci sono sempre i più efficaci e sicuri.