Un clima che tende ormai al tropicale spinto, qualche comportamento non esattamente appropriato da parte dell’uomo ed ecco che il paesaggio cambia.
Non soltanto sulla terra, ma anche in acqua – l’ultima estate è stata segnata dal boom del granchio blu, la specie di origine americana che ha colonizzato praticamente ogni angolo del Mediterraneo, dalle coste della Sardegna fino all’Adriatico – e in cielo.
Il cielo, appunto. Quello di Roma è variegato, caotico e popoloso proprio come la città che sormonta. Oltre a colombi, passeri e storni, è impossibile non notare la presenza ingombrante di cornacchie e gabbiani, gli uccelli marittimi che sembrano ormai preferire i monumenti del centro storico al litorale di Ostia.
Dall’altare della Patria al colonnato di piazza San Pietro, la colonizzazione gabbianesca sopra i sette colli è ormai assodata; leggenda vuole a seguito delle amorevoli cure ricevute su un terrazzo della Capitale da un esemplare ferito e rimesso in sesto. Più prosaicamente, è legittimo sostenere che la quantità di rifiuti prodotti e a stento smaltiti dentro e fuori il Grande raccordo anulare abbia esercitato un notevole polo di attrazione verso questi voraci volatili.
E poi, qualche anno fa, ecco comparire i pappagalli. Decisamente meno grandi e aggressivi dei gabbiani, e più gradevoli alla vista se non altro in virtù del piumaggio colorato, hanno iniziato a fare la loro comparsa nei giardini e nelle gigantesche ville storiche della città, da villa Ada a villa Doria Pamphilj.
Posizionati dentro la città e grandi rispettivamente 160 e 184 ettari, dalla vegetazione fitta e spesso selvaggia, questi parchi hanno rappresentato lo scenario ideale per la liberazione dei pappagalli acquistati a fiere e mercati. Parrocchetti monaci e parrocchetti del collare, queste le due specie diffuse; dalle ville hanno preso coraggio e sono presto usciti su viali e piazze, fino a essere ovunque.
Anche in Puglia la presenza di queste specie appartenenti alla famiglia degli Psittacidi, è ormai stabile, vistosa/rumorosa, e in qualche caso dannosa.
A Molfetta la presenza dei parrocchetti è segnalata ormai da anni, tanto che recentemente è nato il progetto «Parrocchetti di Puglia», per realizzare una sorta di censimento di esemplari e nidi (spesso superiori ai 100 chili, possono gravare su alberi non adatti a questo scopo).
Ma il tema riguarda tutta la regione: Coldiretti ha cerchiato di rosso la zona che va da Bari fino all’Alta Murgia – passando per Andria, Giovinazzo, Bitonto e Grumo Appula – con le segnalazioni, in aumento da parte dei produttori, di danni alle colture e agli impianti di irrigazione.
Del resto frutta, mandorle – di cui i parrocchetti sono estremamente ghiotti – la campagna aperta e alberata, un clima sempre più caldo, sono il territorio ideale per questi esemplari.
Comprendendo la preoccupazione di agricoltori e cittadini, proprio non riesco a prendermela con i nuovi pennuti di Puglia. Se il paesaggio cambia bisognerà accettare anche questa nuova convivenza; di dichiarare una guerra ai nostri cieli proprio non se ne parla.