Camminando per Bari, d’ora in poi, capiterà di imbattersi in «pietre» particolari, che faranno riaffiorare ricordi lontani, di dolore, ma anche di riscatto. Sono le «pietre d’inciampo», che la sezione barese dell’Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi), ha deciso di disseminare per la città per disegnare una topografia delle Resistenza barese. Si tratta di un progetto che l’Anpi ha avviato in collaborazione con l’Istituto per lo studio dell’antifascismo (Ipsaic) e il Comune di Bari.
La prima di queste pietre è stata posta lo scorso anno, sulla Muraglia, in memoria del partigiano di Bari vecchia, Michele Romito, che il 9 settembre 1943 fermò con un lancio di bombe a mano una autocolonna corazzata durante l’assedio tedesco al porto. «Si tratta di forme di memoria - spiega Pasquale Martino, del direttivo Anpi – iscrizioni poste sulla pavimentazione, quindi poco invasive dal punto di vista architettonico, già sperimentate in altri paesi europei, come la Germania, e anche nel ghetto di Roma, e servono a segnalare e raccontare, anche se con poche parole, luoghi in cui sono avvenuti eventi emblematici della Resistenza».
E domani, 1° Maggio, festa dei lavoratori, alle 11 Bari avrà la sua seconda pietra d’inciamp o, per celebrare i novant'anni dalla strenua difesa della Camera del Lavoro: tra i promotori dell’inziativa, questa volta, c'è anche la Cgil. Protagonista di quella resistenza, insieme a tanti lavoratori e cittadini, fu Giuseppe Di Vittorio, che poi sarebbe diventato segretario generale della Cgil. La lapide verrà posta proprio dove nel 1922 sorgeva la Camera del Lavoro, nella città vecchia, e dove oggi ha sede la scuola Diomede Fresa, costruita sulle macerie della Camera che fu demolita con l’avvento del fascismo. La data scelta per la commemorazione è simbolica, visto che i fatti ricordati avvennero ai primi di agosto del 1922, pochi mesi prima della marcia su Roma quindi.
Sulla pietra che verrà svelata domani sono incisi i nomi di coloro che capeggiarono la difesa: Di Vittorio, appunto, e Filippo D’Agostino e sua moglie Rita Maierotti, e anche di chi cadde sotto i colpi dei fascisti: Vito Cafaro, Sale Giusto, Giuseppe Passaquindici. «Un tempo le incisioni lapidee venivano fatte a mano, tant'è che se ci fossero ancora maestri incisori si sarebbe potuti intervenire direttamente sulle chianche di Bari vecchia – racconta l’architetto Arturo Cucciolla, che cura l’intero progetto – mentre oggi si adoperano moderne tecniche computerizzate, quindi nel basolato verrà introdotta una nuova chianca con le iscrizioni». Una tecnica mutuata dalla Germania dicevamo, dove però viene adoperato l’ottone. «Si vuole render l’idea di un inciampo della memoria, un modo antiretorico di ricordare», continua Cucciolla.
Alla cerimonia, domani, parteciperanno la novantenne figlia del leader sindacale Baldina Di Vittorio (che era insieme al padre durante la difesa della Camera del Lavoro), presidente dell’associazione intitolata al padre, Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio, l’assessore Giovanni Giannini in rappresentanza della giunta comunale, Pasquale Martino, per l’Anpi, Vito Antonio Leuzzi, direttore Ipsaic, Giovanni Forte e Pino Gesmundo, segretari generali rispettivamente della Cgil Puglia e di Bari. Intervento musica del gruppo Fabularasa.
Altre pietre d’inciampo, verranno poste, secondo le intenzioni dell’Anpi provinciale, in via Niccolò dell’Arca, davanti all’ex Palazzo delle Poste e in piazza Prefettura, dove fu assassinato Benedetto Petrone, simbolo della nuova Resistenza barese.
«Un’idea ambiziosa – spiega Martino – è quella di collocare nel tratto di via Niccolò dell’Arca, dove caddero una ventina di dimostranti il 28 luglio del '43, tante piccole pietre d’inciampo, ciascuna recante il nome della vittima». I dati sul neofascismo però sono ancora allarmanti, come ricorda Cucciolla, quindi è bello che da tanti nostri iscritti arrivino segnalazioni e suggerimenti sulle nuove tappe della topografia della libertà». Un progetto ambizioso, è vero, ma Bari, sembra finalmente pronta a scrivere questa storia della sua Resistenza, a lungo taciuta, anche sulle sue pietre.