Si chiude oggi, 3 agosto, la prima edizione del Terraviva Festival, che per tre settimane, con il clou nell'ultimo weekend in mezzo al palco mozzafiato delle Cave di Fantiano, ha animato Grottaglie ospitando un’esperienza culturale e musicale che ha saputo intrecciare generazioni, linguaggi e paesaggi. Un festival, realizzato in collaborazione con Rolling Stone, che non ha mai nascosto la sua multiforme identità, e si è mostrato capace di parlare a pubblici diversi senza mai perdere coerenza.
La line-up delle Cave di Fantiano ha tracciato i confini della scena urban contemporanea, e il pubblico ha risposto con entusiasmo: Tedua, Bresh, Diego Naska, Ketama126, Sayf, Vale LP e Lil Jolie, ognuno con la sua originalità e il suo stile, hanno regalato alla Puglia due serate di grande musica, quella che negli ultimi mesi sta scalando le classifiche. Mentre il 31 luglio i fan di Fabrizio Moro hanno riempito Piazza Regina Margherita, così come stasera sono attesi quelli di Roberto Vecchioni, una chiusura sofisticata e intelligente che conferma il fatto che, anche se al primo anno, l'organizzazione di Terraviva sa il fatto suo.
Tanto che il festival ha mostrato fin da subito la sua natura plurale: dal 13 luglio, a partire dai dj set nelle piazze storiche alle mostre, dalle rassegne unplugged nei locali del centro alle performance, tutto è stato costruito con l’ambizione (riuscita) di rendere Grottaglie non semplicemente un contenitore, ma una vera protagonosta. La mini-rassegna acustica nei bar del centro ha permesso, ad esempio, di dare voce ai talenti emergenti e di far sentire subito la città parte attiva dell’evento. Così come la mostra “Iconic” presso l’Ex Frantoio, con le copertine storiche di Rolling Stone, ha creato un ponte affascinante tra il racconto visivo e sonoro della musica internazionale.
Terraviva Festival ha dimostrato che è possibile coniugare cultura pop e qualità, radicamento territoriale e ambizione nazionale. Grottaglie, città di ceramiche e ora anche di musica, ha accolto artisti, professionisti e pubblico con entusiasmo e partecipazione, dimostrando di poter essere un punto fermo del panorama festivaliero italiano. Una realtà appena nata, ma che sembra già adulta, e soprattutto - come dice il suo stesso nome - «viva».