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Anna Castiglia incanta Putignano: tra ironia mediterranea, eclettismo musicale e una Targa Tenco conquistata

Anna Castiglia incanta Putignano: tra ironia mediterranea, eclettismo musicale e una Targa Tenco conquistata

 
Claudio Mezzina

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Claudio Mezzina

Al FARM Festival, la cantautrice catanese classe 1998 trasforma il palco in un laboratorio di generi e contaminazioni, tra monologhi giocosi, assoli di tip-tap e un pop che mescola soul, jazz, funk e R&B

Lunedì 18 Agosto 2025, 12:35

Nella serata di ieri, domenica 17 agosto 2025, all’interno della cornice stupendamente rielaborata e accogliente dell’ex Macello di Putignano, palcoscenico ormai consolidato del “FARM Festival” – roccaforte pugliese dell’intercettato talento che fiorisce e della musica indipendente – abbiamo assistito, nel bel mezzo di una timeline artistica foltissima, allo spettacolo live di Anna Castiglia. Diciamo spettacolo e non concerto scientemente, giacché Anna graziosamente divora il palco tra una boutade e un assolo di tiptap, fra un monologo che nel suo giocoso «anti-meridionalismo», nella sua scherzosa «anti-sicilianità», più meridionalista non potrebbe essere e l’equilibrio esplosivo della sua musica – supportato da una band di ottimi strumentisti – incapace di suscitare indifferenza.

E potremmo essere tacciati di esagerazione, di gioco iperbolico in un panorama musicale qual è quello italiano che sempre più va allargandosi. Se lo fossimo, la nostra risposta sarebbe presto detta: «Anna Castiglia, classe 1998, luglio 2025, vincitrice con il suo album “Mi piace” della Targa Tenco per la migliore opera prima». Un album che, effettivamente, ha in sé tutti i tic, i bias, le posture caustiche e le tenerezze senza posa della generazione nata a cavallo fra fine vecchio e inizio nuovo millennio. La cantautrice catanese ha la capacità, insomma, di trattenere nella sua musica la difficoltà di un presente che mescola nel pattume e distanzia metalli preziosi a prezzi vertiginosi e lamiere smangiate dalla ruggine. Il suo occhio è una cisterna che trascina. Il suo è un pop che sa giocare col genere, che ingloba soul, jazz, funk, R&B e dance, combinando poi il risultato a testi dal contenuto ora eterno, ora contemporaneo e dalla notevole tenuta lessicale, a una voce a un tempo calda e cherubina e, infine, a una mediterraneità congenita posta a sugello di una proposta discografica di livello.

Dopo il concerto, l’abbiamo avvicinata per complimentarci con lei e siamo rimasti a chiacchierarci un po’.

Anzitutto, una domanda umana: come sta, Anna? Come procede il tour?

Bene! Molto bene. Il tour è un tour «reale», molto intenso, si suona tutti i giorni... Quindi, bellissimo! Stancante sì, ma soddisfacente.

La sua musica è un conglomerato di generi e stili differenti armonizzati con maestria: chi sono i suoi riferimenti musicali indiscussi?

Nessuno. (sorride n.d.r.) Su due piedi ti direi i Beatles, per il loro eclettismo. Poi, ho seguito parecchio quali immagini, come icone, Joan Baez, Bob Dylan... Crescendo, infine, i riferimenti si sono aggiornati e moltiplicati nel mio essere musicalmente onnivora, ma quand’ero un po’ più piccola suppergiù erano questi.

“Mi piace” ci è piaciuto tanto ed è piaciuto al punto da guadagnarsi la Targa Tenco per la miglior opera prima. Com’è stato ricevere un premio di tal pregio?

Stupefacente... Non me l’aspettavo... Ed è un premio, per il portato e il significato che ha all’interno della musica italiana, cui ho sempre ambito. Quindi, incredibile!

Cosa bolle in pentola per il futuro? Riusciamo a vederla sul palco dell’Ariston fra un paio d’anni...?

Non lo so, vediamo... Vediamo. Ad ogni modo, nuovi pezzi, nuove collaborazioni, nuove date... Sempre le solite cose... Quelle sono... (ride n.d.r.)

Le collaborazioni con Selton e Patagarri ci hanno riempiti di gioia. Come sono nate, come sono germogliati questi sodalizi? (Sappiamo della collaborazione di Ramiro Levy dei Selton alla produzione del pezzo “Decostruire”)

Grazie davvero! Sono nate dal desiderio di far vivere un po’ l’album, però con degli ospiti, con nuovi arrangiamenti, nuove contaminazioni. Ascoltati i Patagarri per la prima volta ho subito pensato: «con loro devo assolutamente suonare “Le chiese sono chiuse”». Coi Selton, invece, per l’appunto, già ci conoscevamo... Io li adoro, da sempre... Quindi li ho sentiti e ho detto loro: «Dai, facciamo una cosa insieme!» e così abbiamo riarrangiato “U mari”.

Nell’augurarle tutto il meglio per il futuro le domandiamo: il brano del suo ultimo album “Troppa città”, peraltro molto buono, tanto negli accordi quanto nel testo sembra quasi una risposta a tenzone a “Contenta tu” di Marco Castello (fa sorridere, oltre la comune sicilianità, anche il gioco sui nomi e cognomi: Anna e Marco come in Dalla e Castello/Castiglia con stessa etimologia latina). Abbiamo le traveggole?

Io sono molto «spugnosa». Ci sono tantissime influenze in ciò che costruisco. Per esempio, in “Sale dentro” c’è Childish Gambino! È così, la musica funziona così! Pino Daniele ha copiato spudoratamente gli Earth, Wind & Fire, Stevie Wonder... E quindi, molto spesso anche involontariamente, succede questa cosa... Quindi sì, sicuramente! Castello io l’ho ascoltato e riascoltato. Bello, però, è intenderla in questa maniera!

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