Un trasferimento, dal nord al sud Italia, è stata la scintilla che ha portato alla nascita del progetto MeX Quartet, firmato da Enzo Messina. Il musicista e compositore nato a Milano, ha pubblicato un album di ben tredici canzoni nate tra il 2020 e il 2021 durante la pandemia. In quel periodo l’autore viveva ancora in Lombardia e, unendo testi introspettivi e molteplici sfumature sonore, ha dato vita ai brani contenuti in MeX Quartet. Un ruolo determinante ha avuto il successivo trasferimento di Enzo Messina in Puglia, a Martina Franca, che ha riacceso collaborazioni artistiche con amici musicisti, tra cui Francesco Lomagistro, Camillo Pace e Fabrizio Gaudino.
Nasce da qui “MeX Quartet”, un album prodotto in autonomia, una registrazione verace, dal suono organico e dal respiro live. I brani si muovono tra rock, pop e jazz passando per svariate sfumature. Alla voce, tastiere e chitarra di Enzo Messina, si affianca la batteria di Lomagistro, il basso di Pace, a la tromba di Gaudino. Filo conduttore è il percorso di vita, attraverso esperienze e pensieri che Enzo Messina ha maturato in anni di carriera musicale e vissuto personale.
Solitamente sentiamo parlare più spesso di trasferimenti al contrario, dal Sud al Nord: da dove nasce questa esigenza e in che modo si è incontrata con il suo modo di fare musica?
«Sì, forse fino a qualche anno fa era più comune trasferirsi dal Sud al Nord, ma le cose stanno cambiando, non sono l’unico ad aver fatto questo passo ultimamente. Pensavo da parecchio tempo ad un cambiamento radicale, ma si sa, ci vuole coraggio, per non parlare del lato pratico di un trasferimento simile. All’improvviso un grave problema in famiglia ha scosso gli equilibri, il trasferimento avrebbe risolto molte cose, ma i miei impegni sembravano un ostacolo insormontabile. Poi è arrivato il lockdown. Quel momento così assurdo per il mondo, è stato fondamentale per me, ho scavato a fondo, ho riequilibrato i valori e improvvisamente ho potuto godere di tutte le cose che ho la fortuna di avere, la famiglia, le persone che amo e la musica. La musica infatti è stata parte integrante del processo di cambiamento, sono uscito dalla mia zona di comfort, ho iniziato a scrivere canzoni per me stesso e cantarle. Poi tutto è ripartito, ma avevo le idee più chiare, era il momento giusto per agire ed era necessario. La mia famiglia era d’accordo, così ora viviamo tutti a Martina Franca».
Perché proprio la Puglia, perché proprio Martina Franca, e quali sono le cose più 'belle e più brutte' di questo letterale cambio-vita?
«Mia moglie è di Martina Franca, ci venivamo spesso e in passato ci siamo stati anche per lunghi periodi, conosco bene la città e il suo tessuto sociale. Cose brutte? Non saprei. A volte ho nostalgia del fascino di una certa Milano nascosta, quella romantica e rabbiosa allo stesso tempo, quella che mi ispirava da ragazzo, ma la posso raccontare nelle mie canzoni. Mi mancano i vecchi amici, ma li vedo spesso quando salgo per lavoro oppure a volte scendono loro a trovarmi. Milano è dove sono nato, è parte di me, il legame con il luogo di nascita non va spiegato, lo conosciamo tutti. Il bello invece è che a Martina Franca ho trovato l’equilibrio, è una città bellissima, piena di arte, abitiamo nel centro storico, quindi nel silenzio delle mura spesse un metro, ho il mio studio casalingo, intimo e confortevole. E quando mi manca la frenesia lombarda, mi basta uscire dalle mura e ci si trova in mezzo a un traffico quasi milanese. Mio padre e mia madre abitano a 5 minuti a piedi da casa mia. Sono molto felice e soprattutto fortunato, abbiamo riunito la famiglia, vedo i miei nipoti crescere. Insomma, è tutto un po’ più morbido».
L'album vede una bella sinergia con amici musicisti: ci racconta qualcosa su questo rapporto che ha portato poi alla genesi di MeX Quartet?
«MeX Quartet nasce dalle canzoni raccolte in un album che si chiama ‘La Vita Reale’, un progetto che ho realizzato in solitaria durante la pandemia, contiene le canzoni di cui parlavo prima, scritte in quel momento. Nel 2020 mi sono chiuso nel mio studio casalingo a registrare i brani strumento dopo strumento. Poi ho fatto ascoltare il lavoro a dei cari amici musicisti con i quali avevo realizzato un progetto strumentale anni prima proprio in Puglia. Abbiamo cenato insieme una sera a Martina Franca, durante il mio trasloco, abbiamo pensato di suonare insieme quelle canzoni e altre che avevo in cantiere, da lì è nato tutto. È stato un regalo per me, appena arrivato nella mia nuova casa, ricevere il sostegno di amici musicisti così brillanti».
Come nasce la passione per la musica e chi sono gli artisti che l'hanno più ispirata nel percorso?
«Sono nato in un quartiere popolare a Milano, mio padre era musicista e mia madre casalinga, ho viaggiato con loro tantissimo, annusando l’odore dei locali notturni e degli strumenti musicali fin da bambino. Poi, quando sono stato abbastanza grande da farlo, ho imparato ad usare il giradischi. In casa c’erano vinili di qualsiasi genere, dal Jazz al Punk passando per tutto quello che c’è in mezzo, mi sono appassionato alla chitarra, poi al basso ma alla fine il pianoforte è diventato il mio strumento principale. Non ho artisti preferiti, me ne piacciono troppi e di vario genere. In questo album si sentono molte influenze, dal songwriting, fino al Jazz-Rock degli anni 70. Amo tutta la musica e il fatto che sia diventato il mio lavoro è una fortuna incredibile. Ora poi questa nuova avventura da cantautore è una esperienza meravigliosa, scrivere e cantare le proprie canzoni è impagabile».
In un panorama musicale in cui si dà sempre più spazio alle 'produzioni' quanto conta ancora saper suonare uno strumento (o più di uno)?
«Il mio lavoro da musicista è legato alla discografia da sempre, ho avuto la fortuna di collaborare con molti artisti, con alcuni di questi per anni. Ho visto cosa succede, più o meno come funziona insomma, non sono certo un esperto, ma una cosa l’ho capita. La musica si può fare in mille modi diversi, ormai è assodato, la si può conoscere profondamente oppure no, questo non determina il successo o meno di un progetto. Il problema sta proprio in questa parola, ‘successo’. Anteporre la fama all’esigenza espressiva è la morte della creatività. Secondo me saper suonare sposta i valori, quando i ragazzi iniziano a studiare e appassionarsi ad uno strumento non pensano al successo, fanno qualche sogno magari, ma prima di tutto vogliono diventare abbastanza capaci da potersi esprimere con la musica. Questo aiuta ad evitare che il sogno del successo venga messo prima della passione nella crescita musicale di un individuo. Per questo motivo, sempre secondo il mio parere, saper suonare qualcosa è ancora importante».
Che bilancio fa di questo 2023 che volge al termine e quali i progetti per il 2024 in arrivo?
«È stato un anno molto intenso, la mia famiglia ha subito un duro colpo, ma essere tutti vicini ha aiutato molto. Musicalmente è stato un anno pieno di soddisfazioni, ho avuto la fortuna di partecipare ad un tour meraviglioso con artisti ed amici fantastici e inoltre sono riuscito a far maturare questo progetto, ‘MeX Quartet’ insieme a dei meravigliosi musicisti e compagni di viaggio, Camillo Pace, Francesco Lomagistro e Fabrizio Gaudino. L’album è finito, pronto in tutte le sue forme, fisico e digitale. Il prossimo anno si prospetta altrettanto intenso, sia per le collaborazioni che per le mie canzoni. Proprio all’inizio dell’anno presenteremo live l’album nei pressi di Martina Franca, la mia nuova casa».