«Non solo un luogo fisico, ma un insieme di odori, sapori, abbracci, posti che riconosci come tuoi». Così il tarantino Pierdavide Carone descrive il concetto di «Casa», che è anche il titolo del nuovo album in uscita oggi per Artist First. Un disco che arriva a 9 anni dal precedente «Nanì e altri racconti», anticipato dal singolo «Buonanotte»: «Un lavoro che si è fatto aspettare – dice il cantautore - e proprio per questo ci tengo molto, ho cercato di fare le cose per bene».
Carone, da dove arriva l’idea di «Casa»?
«È un progetto nato in una fase di passaggio: ho cominciato a scrivere i primi versi quando da Roma decisi di spostarmi a Milano. Impacchettando tutto mi stavo lasciando alle spalle amicizie, amori, contatti di lavoro, una parte di me che poi si è completata nella mia nuova casa. È un disco che si porta dietro un’energia frizzante, di quando non vedi l’ora di tuffarti in un nuovo mondo e capire com’è. In fondo «casa» sono anche tutti quegli automatismi emotivi che ci rendono ciò che siamo, punti fermi fondamentali per sentirci in equilibrio con l’universo».
Musicalmente cosa aspettarci?
«Un album ambivalente. A tratti è quasi nevrotico, ma allo stesso tempo catartico, tende verso lo stato di quiete. La traccia numero 1, «Non m’importa niente», è completamente agli antipodi rispetto alla 10, «Casa». Per un po’ la vibrazione nervosa si mantiene, ma a poco a poco cala l’aggressività emotiva, e il disco procede verso una pace interiore. Seppur pregno di nostalgia, alla fine arriva la serenità. Infatti mi piacerebbe che chi ascoltasse il disco riuscisse a farlo in ordine, traccia dopo traccia, vivendo la stessa esperienza che ho avuto io scrivendolo».
Oggi lo stato d’animo com’è?
«Mi sento vibrante, ma senza tensione nervosa. Ho aspettato tanto questo momento, l’ho desiderato, sapere che il disco è ormai fuori mi fa venire voglia di andarlo a suonare subito in giro per tutta Italia».
Anche perché 9 anni sono tanti.
«Dall’ultimo album sono cambiate molte cose, è un tempo talmente ampio che è difficile pensare che questo lavoro possa essere la prosecuzione di quello precedente. Probabilmente quei tre dischi del biennio 2010-2012 sono una triade a parte, magari da qui in poi si aprirà qualcosa di nuovo anche se comunque io sono sempre lo stesso».
Presenterà «Casa» in un’anteprima live questa sera alle 21.30, sul palco virtuale della Streaming Arena. Un concerto senza pubblico.
«Anche se non fisica, vorrei che però questa esperienza fosse almeno visiva. Nel pre-show ci saranno quattro cover, poi suonerò il disco traccia dopo traccia, così come è stato registrato. In questo modo chi lo ascolta potrà anche «vederlo». Però ce la stiamo mettendo tutta per portarlo anche su palchi reali, navighiamo a vista».
Troverà tempo per tornare nella sua Puglia?
«Negli ultimi tempi, per motivi personali, la mia terra è stata più portatrice di dolore che di piacere. Ma vorrei farci pace, perché le mie radici sono qui. La musica da questo punto di vista funziona sempre da grande supporto, magari un concerto pugliese potrebbe essere liberatorio».
Un lavoro desiderato, sentito, a tratti sofferto. Cosa si porta «a casa» da tutto questo percorso?
«Il fatto che per la prima volta non è stato soltanto un disco, ma anche un cammino terapeutico su me stesso. Ho scoperto tante cose, che anche se sono davanti al tuo naso fai fatica a vedere, mentre la scrittura aiuta ad aprire la mente, a comprendere dettagli che facilmente sfuggono. Alla fine di tutto, oggi mi conosco un po’ meglio».