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Chef Ruggieri sotto il cielo di Parigi conquista la sua seconda stella

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

Chef Ruggieri sotto il cielo di Parigi conquista la sua seconda stella

Domenica 24 Marzo 2024, 17:43

«Ringrazio veramente tutti. Ho ricevuto migliaia di messaggi in questi giorni, sui social e WhatsApp. Ci metterò una settimana a rispondere a ognuno di voi. Un immenso grazie». Al telefono, la profonda soddisfazione per il traguardo raggiunto è percettibile, anche se contenuta nell’aplomb e nella cortesia che da sempre lo contraddistinguono. Martino Ruggieri non è soltanto lo chef dei primati - una stella Michelin a cinque mesi dall’apertura della sua «Maison Ruggieri» a Parigi e due stelle in neppure un anno e mezzo di attività – è anche considerato, a voce unanime, uno dei talenti mondiali della cucina contemporanea.

Originario di Martina Franca e premiato qualche giorno fa dalla rossa con la seconda stella – «i suoi piatti sono raffinati e squisiti, abbinati a salse strepitose, con abbinamenti talvolta audaci», si legge nella motivazione - il trentottenne si è fatto spazio nello scenario culinario francese grazie a un estro e una creatività indiscusse. La sua forte personalità e la grande preparazione sono state premiate, dunque, facendo rientrare Ruggiero fra i nuovi otto bistellati, su oltre 52 indirizzi dislocati in tutta la Francia e soprattutto fuori dai centri urbani. Fondamentale, anche a suo dire, la lunga collaborazione con Yannick Alleno al «Pavillon Ledoyen», tre stelle Michelin vicino agli Champs-Elisées, dove è rimasto per otto anni come braccio destro del pluristellato francese. Senza dimenticare il successo personale ottenuto al «Bocuse d’Or Italia» nel 2019. Insomma, l’apertura di «Maison Ruggieri», nell’ottavo arrondissement parigino, è il naturale compimento di un percorso impegnato nella terra che l’ha adottato: la Francia.

Martino, come hai vissuto questo doppio riconoscimento, arrivato a così poca distanza dal primo?

«Sono stato molto contento. Non era scontato che arrivasse così presto un’altra attestazione al lavoro fatto e agli investimenti compiuti. Però ci abbiamo creduto. Questa nuova stella darà coraggio e forza a tutta la squadra»

Possiamo dirlo: sei lo chef dei record.

«In realtà, sono semplicemente un cuoco che pensa alla sua cucina, a fare grandi ricette e grandi piatti. Tutto il resto è per me solo una conseguenza. Più che altro, mi preme evidenziare l’importanza di essere stati premiati come maison indipendente, non siamo un ristorante che risiede all’interno di un grande albergo da milioni di euro di investimenti. Siamo un piccolo ristorante di quartiere. Ecco, alla luce di questo, sì, ci sentiamo tanto gratificati».

La tua cucina ha conquistato i palati francesi. Secondo te, ha influito un po’ del fascino gastronomico italiano?

«Non credo sia una questione di “italianità”. Penso si tratti più che altro di una questione di stile, di grande cucina. A volte ci sono degli elementi italiani, altre no, magari le contaminazioni sono straniere o francesi. Non abbiamo preconcetti».

Pensi già a nuovi obiettivi o è ancora presto?

«Diciamo che i prossimi step sono abbastanza prevedibili dall’esterno, come quello di andare a cercare la terza stella. Ma ci vorranno degli anni, ovviamente, perché la terza stella significa attivare un altro tipo di investimento, probabilmente contemplare un’altra struttura. Si apriranno vari scenari davanti a noi, adesso, staremo a vedere. Siamo pronti».

Ricordi il film «Sliding Doors»? Ecco, immagina di restare in Italia, qualche anno fa, invece di andare in Francia. Avresti raggiunto gli stessi traguardi, secondo te?

«Non lo so. Non sono il tipo di persona che critica ad ogni costo l’Italia. Ricevo molti messaggi di persone che mi dicono di aver fatto bene ad essere andato via. In realtà, non credo che sia così, perché ci sono dei ristoranti stellati anche in Italia. Probabilmente è stata una mossa intelligente aprire a Parigi, ad esempio, e non in una campagna sperduta in Italia o in Francia. Però non credo sia determinante il luogo, ma il lavoro svolto sul campo».

A chi senti di dover dire grazie?

«Grazie va detto un po’ a tutti. A te che mi intervisti in questo momento, al fornitore che mi manda i prodotti, a mia madre che mi ha cresciuto, a tutti gli chef che mi hanno formato, ai miei fratelli. Ai valori della mia famiglia, all’autenticità della terra pugliese».

Ti manca la tua famiglia?

«Tanto. Mi mancano le piccole cose. Mia madre che mi porta il caffè a letto; gli affetti, la casa dove sono nato, i ricordi, i momenti».

Cosa deve aspettarsi il cliente che viene a trovarti per la prima volta?

«La sorpresa e nessun confronto con altre cucine, perché quello mangerà qui, non lo troverà da nessun’altra parte».

Quando tornerai a Martina Franca?

«Ah, non lo so. In estate, spero. Per me la Puglia è vacanza».

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