Sabato 06 Settembre 2025 | 18:50

Riondino dal palco
«Sanità e lavoro
senza condizionamenti»

 
riondino

Venerdì 09 Marzo 2018, 10:10

10:30

di ALESSANDRO SALVATORE

«Essere anarchici? Vuol dire rispettare il prossimo». Michele Riondino questa sera torna a recitare sul palco della sua città, lasciata da ragazzo, «quando non accettai di prendere il posto di mio padre all’Ilva per imboccare la via artistica». Da operaio mancato ad attore affermato, come conferma la sua performance ne La mossa del cavallo, fresco prodotto Rai firmato da Andrea Camilleri che lo aveva precedentemente reso popolare col ruolo televisivo del giovane Montalbano.

Questa sera lo scenario di Riondino è il teatro, che conserva le sue radici attraverso l’Accademia nazionale d’arte drammatica, raggiunta dopo essersi lasciato alle spalle Taranto e la sua «Setta dei poeti estinti» generata dalla passione per L’attimo fuggente. In quel film il compianto e morto suicida Robin Williams era il prof. Keating, che invitata i suoi studenti di un college americano a seguire la personale via per coltivare i sogni. Anche andando in quella «direzione ostinata e contraria» che ha reso celebre Fabrizio De André, le cui musiche insaporiscono il monologo di Riondino «Angelicamente anarchici», che oggi va in replica per la cinquantesima volta del tour nazionale avviato a fine 2016. L’evento (ore 21, info e biglietti al numero telefonico 0997303972) rientra nella 74ma stagione degli Amici della Musica «Arcangelo Speranza» di Paolo Ruta, che Riondino ringrazia «perché a Taranto, la mia città, non riesco mai a portare i miei lavori teatrali. Il motivo? Lascio a voi la risposta». Ma Riondino - promotore del concerto del Primo Maggio e delle battaglie ambientaliste - è dello spettacolo che preferisce parlare: di Don Gallo e De André, «due uomini liberi che avevano evangelizzato l’anarchia, che vuol dire umanità»: il prete di strada e il poeta cantautore, che ad Andrea Gallo ispirò un quinto Vangelo. Un’opera «apocrifa» che Riondino racconta con uno spettacolo da lui diretto, con la drammaturgia di Marco Andreoli, strappando consensi finora in più teatri, compresi quelli di Genova e della Sardegna, territori solcati dal Faber.

L’artista tarantino è in scena da solo in questo monologo, anche se in realtà circondato da altre presenze: prima fra tutte la sua ombra, che si muove in modo autonomo su uno schermo bianco. Il gioco di luci è articolato sui contrasti. E l’effetto ombra rende i pensieri indipendenti dal corpo: riflessioni «anarchiche», con una loro identità, sottolineata dalle musiche di De André eseguite dal vivo da Francesco Forni (autore degli arrangiamenti), Ilaria Graziano e Remigio Furlanut, celati da uno schermo che li rivela al pubblico al termine dello spettacolo, che è prodotto da Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano e Promo Music.

Nelle vesti di Don Gallo, cappello e sigaro in bocca, morto e in attesa in un limbo, Riondino trasporta il «Vangelo laico» ispirato alla musica di De André in una pièce cucita sul suo repertorio. Una ispirazione per don Gallo, che aveva rintracciato nell’antologia del cantautore un messaggio pastorale: c’è la coscienza civile, la comprensione umana, la guerra all’ipocrisia e il desiderio di staccarsi dalla condizione emarginata, perché «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior», come cantava De André in «Via del campo». Sono versi che possono legarsi alla città di Taranto, che ricerca in continuazione il riscatto, «che deve passare dalla lotta per un ambiente sano ed un lavoro libero dai condizionamenti, che significa bonifica di una fabbrica che è in evidente stato di crisi produttiva» evidenzia Riondino, che alla fine scalda i motori della quinta edizione del Primo maggio. L’organizzazione del Comitato libero e pensante chiede l’auto-finanziamento attraverso la piattaforma Musicraiser, «ma per mio grande rammarico la risposta è stata sinora fiacca. Forse perché poi a Taranto della questione ambientale interessa poco? Non lo so, ma di sicuro il Concertone si farà, a costo di metterci i soldi di tasca mia» dice Riondino. L’attore, invitato a commentare l’ultimo risultato elettorale, dice: «I Cinque stelle è giusto che governino il Paese, l’occasione è importante, perché loro possono cambiare le cose. E Taranto? Serve una comunione, ovvero l’ascolto e l’azione, come diceva don Andrea Gallo».

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