Il nodo dell’ex Ilva si scioglierà – forse – solo il 31 luglio. È questa la nuova scadenza indicata al termine del vertice tenuto ieri al ministero delle Imprese, in cui il ministro Adolfo Urso ha annunciato l’istituzione di una commissione tecnica incaricata di valutare, entro il 28 luglio, tutte le opzioni in campo, compresa la possibilità di fare a meno della nave rigassificatrice, richiesta con forza dalle istituzioni locali.
«Siamo sulla strada giusta – ha dichiarato il ministro Urso al termine dell’incontro –. C’è l’impegno di tutti per il salvataggio. Abbiamo deciso di istituire su mia proposta, condivisa da tutti gli attori, un comitato tecnico con rappresentanti delle amministrazioni e dei ministeri competenti, che entro il 28 luglio consegneranno le loro valutazioni sulle modalità e le tempistiche per l’approvvigionamento di gas». L’obiettivo – ha aggiunto – è «valutare cosa sia possibile realizzare, soprattutto in riferimento al polo Dri che abbiamo proposto per la città di Taranto». Secondo il ministro, anche il Comune di Taranto ha avanzato una nuova ipotesi alternativa rispetto ai due scenari inizialmente sul tavolo. «L’istituzione del comitato – ha spiegato – permetterà a tutti di compiere una scelta più consapevole e responsabile, soprattutto in vista del Consiglio comunale convocato per il 30 luglio».
E mentre si continua a lavorare sulle opzioni industriali, giovedì è attesa la nuova Autorizzazione integrata ambientale e sanitaria (Aia), che sarà rilasciata dalla conferenza dei servizi convocata dal ministero dell’Ambiente. Una tappa fondamentale per il governo, come ha spiegato lo stesso Urso, «non solo per garantire la continuità produttiva durante la transizione alla decarbonizzazione, ma anche per rispettare le richieste del tribunale di Milano e proseguire il negoziato con potenziali acquirenti». L’avvio della nuova gara per l’acquisizione del gruppo ex Ilva in amministrazione straordinaria è fissato per il 1° agosto, e l’autorizzazione alla produzione è una condizione preliminare posta da tutti gli investitori interessati.
Decisivo il rilascio dell’Aia per i sindacati. «Il destino di migliaia di lavoratori è appeso a questa decisione», ha sottolineato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ribadendo la necessità di sbloccare al più presto l’Aia e mettere in sicurezza l’occupazione. Proprio su questo punto Urso ha annunciato che il governo si è già fatto carico delle preoccupazioni sindacali: «Ci siamo impegnati concretamente per garantire i livelli occupazionali, anche ricorrendo se necessario ad ammortizzatori sociali o ad altri strumenti. Il decreto Ilva in discussione al Senato potrà essere migliorato in corso d’opera e auspico un documento parlamentare largamente condiviso che impegni il governo alla piena decarbonizzazione e alla tutela del lavoro. Nessuno deve restare indietro».
Intanto, da Taranto continua a crescere la pressione politica e sociale. Undici consiglieri comunali di maggioranza hanno chiesto formalmente al sindaco Piero Bitetti di non firmare alcun documento senza un confronto preventivo in Consiglio comunale. Il tavolo ministeriale ha accolto la richiesta, rinviando ogni decisione finale a dopo la seduta del 30 luglio. Al momento, restano due ipotesi principali. La prima prevede tre forni elettrici, un polo Dri (per il pretrattamento del minerale) e la nave rigassificatrice. La seconda, sostenuta dagli enti locali, esclude il rigassificatore ma mantiene la possibilità di realizzare fino a quattro impianti Dri a Taranto, per garantire la produzione nazionale di acciaio in modo più sostenibile. Tuttavia, quest’ultima opzione potrebbe comportare un numero maggiore di esuberi nello stabilimento pugliese, che il governo si è impegnato ad assorbire con strumenti di politiche attive. Il 31 luglio si tireranno le somme. Nel frattempo, la macchina tecnico-politica è in moto per cercare un compromesso tra ambiente, occupazione e rilancio industriale. Una sfida che si gioca sulla pelle e sul futuro dei tarantini.