Mario Cito, candidato sindaco di At6 Lega d’Azione meridionale, già consigliere provinciale e comunale, se dovesse vincere le elezioni, cosa farebbe nei primi 100 giorni? Indichi, solo per titoli, i tre principali temi su cui concentrerebbe la prima fase della sua azione amministrativa.
«Promozione della cultura, valorizzazione del turismo e interventi per migliorare il decoro urbano, insieme ad una grande campagna di sensibilizzazione civica».
La raccolta differenziata dei rifiuti va fatta “senza se e senza ma” oppure, per lei, si potrebbe anche tornare indietro eliminando il sistema del “porta a porta”?
«Non si deve tornare indietro. Negli anni scorsi, per motivi di lavoro, sono stato a Verona e nella città scaligera quasi tutti i cittadini la fanno, ogni giorno, rispettando senza alcun problema i giorni e le modalità di conferimento. Dunque, evidentemente, bisogna cercare di agire allo stesso modo anche qui, a Taranto. È un obiettivo da raggiungere per un duplice motivo: ridurre i costi a carico dell’Amministrazione comunale e anche per il rispetto dell’ambiente».
È favorevole all’ingresso dei privati in Amat e Amiu?
«Sono contrario al mille per mille. Il Comune deve gestire tutto e stop soprattutto agli affidamenti diretti a cooperative e imprese. Secondo me, va tutto internalizzato e questo consentirebbe all’Amministrazione comunale di assumere ulteriori lavoratori. Ci sono, ripeto, aziende che vivono solo con gli affidamenti diretti da parte del Comune di Taranto, ma ora basta. Tutto questo è scandaloso».
Dopo il giuramento, se eletto, a proposito della questione-asili nido, dovrà fare un’autentica corsa contro il tempo. Avrà davanti a sé un bivio: ruolo pubblico o privatizzazione delle strutture. Che strada prenderà e con quali risorse?
«Sono nettamente dalla parte delle famiglie che, in diverse manifestazioni, si sono schierate, a stragrande maggioranza, per il mantenimento del ruolo pubblico dei nostri nidi».
I parcheggi, soprattutto nel Borgo, sono molto carenti. Quali sono le sue proposte per aumentarli? E sempre per quel che riguarda la viabilità, ad esempio, sarebbe favorevole o contrario all’istituzione di una Zona a traffico limitato in centro, peraltro prevista dal Piano urbano sulla mobilità sostenibile (Pums)?
«A Taranto, a dire il vero, il numero dei parcheggi, da decenni, è sempre lo stesso. Dunque, il commercio è andato in sofferenza soprattutto per la grave crisi economica che ha attraversato il capoluogo ionico. Sottolineato quest’aspetto, secondo me, nelle zone più strategiche e commerciali della città, il 50 per cento delle strisce blu dovrebbe essere gratuito. Introdurre una Ztl al Borgo? Prima di decidere, servirebbe una concertazione tra l’Amministrazione comunale e gli stessi commercianti, ma temo che ci sarebbero più problemi che benefici per gli stessi operatori commerciali. In sintesi, decidano loro. Da parte mia, se eletto sindaco, su questo tema specifico, avrebbero assolutamente carta bianca».
Prima dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, il professor Karrer aveva avviato la fase preliminare all’adozione del nuovo Piano urbanistico generale del Comune di Taranto. Se dovesse essere eletto, quali nuove indicazioni darebbe?
«Sinceramente, rivedrei il lavoro a cui stava lavorando questo professore. Ormai la situazione di Taranto è già strutturata, non c’è spazio per intervenire. E, quindi, essendoci un margine di manovra davvero ristretto non c’è bisogno di lui, ma il sindaco può agire direttamente. Il nostro territorio, ripeto, è già saturo. C’è poco o nulla da fare e riparare agli errori di programmazione di cinquant’anni fa è ora davvero difficile».
E, rispetto al Comparto 32, è favorevole o contrario a nuove costruzioni?
«Non esprimerei su questo tema un’opinione netta, ma vorrei approfondire meglio la questione. In linea teorica, potrebbe essere un’opportunità di sviluppo anche occupazionale, ma analogamente se il Comune desse il via libera a un progetto simile potrebbe causare anche dei danni alle attività commerciali già esistenti e, a Taranto, sarebbe un disastro per i nostri commercianti realizzare un altro centro commerciale».
Capitolo Ilva, risposta multipla: Fabbrica aperta, chiusa o fabbrica più piccola senza l’area a caldo?
«Direi che si dovrebbe arrivare ad uno stabilimento siderurgico più piccolo e senza l’area a caldo, con l’obbligo poi di ricollocare altrove i dipendenti che verrebbero dichiarati in esubero dopo l’eventuale chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva, ammesso che davvero prima o poi si arrivi a tagliare questo traguardo. Ma, secondo me, ancor prima di soffermarci su questi aspetti economici e occupazionali (pur importanti), è giunto il momento di ottenere un risarcimento per tutte le morti, di adulti e bambini, che la nostra città ha purtroppo subito in questi ultimi decenni. Dal 1960 in poi, lo Stato e i rappresentanti parlamentari e di Governo dei grandi partiti, hanno distrutto Taranto. A danno del capoluogo ionico, infatti, fu commesso un errore gravissimo: puntare sull’acciaio e non sul turismo».
Città vecchia: come la immagina?
«È il fiore all’occhiello di Taranto, su questo non c’è alcun dubbio. Se, ragionando per assurdo, stessi seduto al tavolo di un casinò punterei tutto sul nostro centro storico per ottenere così quelle risorse finanziarie necessarie per il recupero di quei palazzi. Basti pensare che ci sono diversi immobili, anche di proprietà pubblica, letteralmente nascosti e sconosciuti dagli stessi tarantini. E questo, mi rattrista molto visto che questi edifici hanno, al loro interno, pregi architettonici e artistici che trasmettono emozioni fortissime semplicemente guardandoli. Per questo, serve un programma straordinario di recupero, magari partendo da un Piano del colore affinché tutti gli immobili che insistono nel centro storico abbiano le facciate dello stesso colore, così come avviene ad Ostuni e in altri centri pugliesi. Che altro fare? Visto che il 70 per cento dei locali sono del Municipio, lo stesso Comune potrebbe concederli in comodato d’uso gratuito per consentire così l’apertura di tante attività commerciali. In questo modo, aumenterebbero anche i turisti e verrebbe offerta a tutti (anche a chi vive ai margini della nostra società) la possibilità di inserirsi in contesti di questo tipo. E gli stessi residenti della Città Vecchia, inoltre, sarebbero i primi a volere questa trasformazione straordinaria anche perché, se questo avvenisse, verrebbe incrementato e di gran lunga il valore commerciale delle loro abitazioni. Questa sarebbe la logica conseguenza di un processo virtuoso che verrebbe intrapreso solo nel caso in cui venissi eletto primo cittadino».
Tra poco più di un anno, Taranto sarà la capitale dei Giochi del Mediterraneo. A manifestazione finita, quale modello di gestione immagina per gli impianti sportivi che sono in corso di riqualificazione o realizzazione (Stadio del nuoto)? Secondo lei, dovrebbe vedersela interamente il Comune, il Municipio dovrebbe cedere tutto nelle mani dei privati oppure l’Amministrazione comunale potrebbe chiamare in causa le federazioni sportive nazionali delle varie discipline (atletica, nuoto, canottaggio ed altre)?
«Per la gestione se la deve vedere il Comune, ma al tempo stesso confrontandosi con tutte le associazioni sportive. Sono contrario all’affidamento ai privati, sempre per il fatto che gestendo questi beni direttamente il Comune potrebbe, in questo modo, creare dei nuovi posti di lavoro e aumentare le proprie entrate. A Taranto gli imprenditori devono capire che è troppo facile avere in gestione delle strutture pubbliche, per 30 o 50 anni, ottenendo anche un canone dall’Amministrazione comunale e, inoltre, questi signori incassano pure le rette dagli alunni delle scuole. Detto questo, concludendo, gli impianti sportivi che verranno utilizzati nell’ambito dei Giochi del Mediterraneo del 2026, a kermesse finita, non vanno abbandonati e trasformati in cattedrali del deserto, ma vanno dati in eredità ai giovani, ai nostri ragazzi, affinché lì possano fare sport. E farlo gratis».