TARANTO - A Taranto si continua a morire più che in altre zone della Regione Puglia. È quanto si legge nella Valutazione del Danno Sanitario che Arpa Puglia, Aress e Asl Taranto hanno redatto in vista del Riesame dell'Aia all'ex Ilva di Taranto. Nel documento, anticipato nei giorni scorsi dalla Gazzetta e che la Regione ha inviato al ministero dell'ambiente chiamato a decidere sulla concessione o meno di una nuova autorizzazione alla fabbrica gestita da Acciaierie d'Italia, viene principalmente messo in luce che se anche l’ex Ilva di Taranto riuscisse ad applicare tutte le misure previste dal piano, con un livello di produzione di 8 milioni di tonnellate ci sarebbe un rischio per la salute dei tarantini, e in particolare dei residenti a Tamburi, non accettabile.
Tra le 133 pagine, però, sono diversi gli altri spetti giudicati. Come il punto che gli interventi proposti da Acciaierie d'Italia durante la gestione di Lucia Morselli per portare la produzione dell’ex Ilva a 8 milioni di tonnellate d’acciaio all’anno sono «complessivamente poco significativi» rispetto «al complesso delle emissioni dell’area a caldo». Ma non solo. Un'ampia parte del lavoro è dedicato alle conseguenze sulla salute umana. «La valutazione del quadro epidemiologico descritto - si legge nel documento - attraverso le stime più recenti disponibili di mortalità, ospedalizzazione, incidenza dei tumori e malformazioni congenite indica la permanenza di alcune criticità sanitarie» nell'area ionica e in particolare nel capoluogo. I tecnici aggiungono che in particolare questi valori sarebbero legato soprattutto a «tumore del polmone, le malattie respiratorie e le malattie cardiovascolari»...
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