TARANTO - Il centrosinistra pensa già al dopo Melucci. Non sa ancora quando il suo progetto di far cadere l’Amministrazione comunale di Taranto potrà mai realizzarsi, eppure ci pensa. L’ha fatto, per la cronaca, l’altro ieri sera, nel corso di una riunione a cui hanno partecipato i vertici provinciali di tutti i partiti del centrosinistra a cui si è aggiunta anche qualche formazione civica di area progressista. Ora, per essere chiari, non si è (già) parlato di prossime alleanze e di candidature a sindaco, ma da quel che risulta alla Gazzetta a un certo punto si è iniziato a confrontarsi sulla tattica da seguire per staccare la spina a Melucci. E così, il centrosinistra (quello anti sindaco e pro Emiliano, per capirsi) si trova di fronte a un bivio. Delle due l’una: andare in uno studio notarile per far sciogliere in anticipo il Consiglio comunale come accadde a novembre 2021 oppure fare tutto alla luce del sole con una mozione di sfiducia.
In entrambi i casi, però, bisogna raggiungere quota 17 e al momento potenzialmente quest’area eterogenea potrebbe arrivare al massimo a 15 firme. Le principali incertezze sono legate a Gianni Liviano (Misto) che, per ora, riflette sul da farsi e vorrebbe prima comprendere quali prospettive si aprirebbero in caso di caduta anticipata di Melucci. In realtà, c’è un’incognita anche su Stefania Fornaro (Con) che, dopo aver rifiutato l’offerta del sindaco ad entrare in giunta, resta in bilico. E se il Pd nazionale con una nota a firma di Igor Taruffi e Davide Baruffi dichiara che la scelta dei dem ionici «è da noi pienamente condivisa», nel centrosinistra, c’è chi non fa salti di gioia pensando di unire le proprie firme a quelle di Lega e Fratelli d’Italia.
E così, in una nota stampa, i due consiglieri di opposizione promotori della mozione di sfiducia verso Melucci (Luigi Abbate e Massimo Battista) precisano: «Questa non è un’iniziativa di destra o di centrodestra. È bipartisan. Invitiamo pertanto quei consiglieri transitati dalla maggioranza all’opposizione a firmare la mozione, se davvero vogliono sfiduciare il sindaco Melucci, altrimenti il loro schierarsi all’opposizione apparirebbe “finto e di facciata”». Per questa ragione, Abbate e Battista, in particolaresi rivolgono ai consiglieri Vincenzo Di Gregorio e Lucio Lonoce del Pd, Mario Odone (M5s) Gianno Liviano (Misto), Luca Contrario (Una strada diversa). «Riteniamo - osservano in una nota - il Consiglio comunale la sede naturale per sfiduciare il sindaco, dinnanzi all’intera città, senza sotterfugi, di modo che ogni consigliere assuma pubblicamente una posizione chiara, assumendosi – concludono - le proprie responsabilità politiche».
Sinora la mozione di sfiducia ha raggiunto dieci firme: gli autografi appartengono a Francesco Battista (Lega); Giampaolo Vietri (Fratelli d’Italia); Tiziana Toscano (Fratelli d’Italia); Massimiliano Di Cuia (Forza Italia); Walter Musillo (Svolta liberale); Francesco Cosa (Svolta liberale); Cosimo Festinante (Svolta liberale), Antonio Lenti (Europa verde); Massimo Battista (Una città per cambiare) e Luigi Abbate (Taranto senza Ilva).
Infine, l’ex prefetto Carlo Sessa (per motivi personali) ha rifiutato la proposta di fare il direttore generale del Comune.