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Taranto, nel reparto di oncoematologia pediatrica la realtà virtuale per aiutare i più piccoli

 
Redazione online

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Taranto, nel reparto di oncoematologia pediatrica la realtà virtuale per aiutare i più piccoli

Tramite il gioco e un visore, i piccoli e le piccole degenti «si distraggono» dalle emozioni negative della terapia, con benefici sulla riduzione della sensibilità al dolore fisico e sul rafforzamento del senso di controllo

Lunedì 20 Marzo 2023, 15:33

TARANTO - Parte a Taranto il progetto «Amici di Tommi», ideato con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei pazienti pediatrici, anche gravi, costretti a lunghe degenze ospedaliere o all’isolamento domiciliare. Tommi è un’esperienza di gioco sviluppata in realtà virtuale: tramite il gioco e un visore, i piccoli e le piccole degenti «si distraggono» dalle emozioni negative della terapia, con benefici sulla riduzione della sensibilità al dolore fisico e sul rafforzamento del senso di controllo.

I piccoli si immergono così in un ambiente fantasy e sperimentano attività progettate appositamente per loro da un team di specialisti. Giocando, diminuisce la percezione delle sensazioni negative e di stress dovute alla malattia e all’ospedalizzazione e migliora anche la comunicazione con caregiver e personale sanitario. Il gioco assume una valenza terapeutica che in alcuni casi consente anche di limitare la sedazione.

Il progetto, che avrà una durata di 18 mesi e sarà operativo in reparto per quaranta settimana, prevede anche la formazione di operatori specializzati che seguiranno le attività settimanali sia in ospedale che a domicilio. «Amici di Tommi» è stato finanziato dalla Regione Puglia grazie al Bando Puglia Capitale Sociale 3.0 e da LWBP Project srl.

L’iniziativa è promossa dall’Area Socio Sanitaria di Asl Taranto in collaborazione con Stella Marina Aps. "Si tratta di sistemi certamente vantaggiosi - ha sottolineato Valerio Cecinati, direttore della struttura di pediatria e oncoematologia pediatrica - e utili per i nostri pazienti perché consentono loro di imparare, giocare e distrarsi pur vivendo la condizione della degenza ospedaliera che li distoglie da quella che dovrebbe essere la normale quotidianità di un bambino».

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