TARANTO - «Lei, signor Presidente, può fare la sua parte chiedendo una nuova deliberazione alle Camere e non apponendo la sua firma sulla nuova legge di immunità penale per i gestori dell’Ilva che lunedì la Camera dei Deputati molto probabilmente approverà in via definitiva. Ci ascolti signor presidente, ascolti la nostra voce, ascolti le voci flebili di chi è in chemioterapia, di chi si è appena ammalato, di chi ha paura di non farcela, di chi vuole un futuro migliore, libero dalla paura, libero dall’angoscia». Sono dei passi della lettera di cittadini di Taranto e attivisti di associazioni e comitati che è stata inviata oggi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La missiva è stata letta e fatta firmare ai manifestanti che oggi si sono radunati in piazza della Vittoria per dire no al ripristino dello scudo penale per i gestori del Siderurgico. Tra questi, la cantante Romina Power, presente al sit-in.
«Tale norma - è detto nella missiva - stride con la Costituzione. Tanto più in quanto inibisce i poteri della Magistratura in merito al sequestro degli impianti definiti 'di interesse strategico nazionalè anche quando possano causare la morte delle persone. Come se vi possa essere un interesse nazionale che venga prima della vita delle persone». Che a Taranto, aggiungono i cittadini firmatari, «sia avvenuto un sacrificio abominevole lo ha chiarito l’Onu in un recente rapporto, definendo Taranto 'zona di sacrificiò. Lo ha chiarito la Corte Europea Diritti Umani, condannando lo Stato italiano per non aver protetto a Taranto i diritti inalienabili e per non aver agito in modo efficace. Lei - concludono rivolgendosi al capo dello Stato - ha la prerogativa costituzionale importante: quella, ai sensi dell’articolo 71 della Costituzione, di rinviare alle Camere la legge sollevando una questione di costituzionalità. Perché, è fuor di dubbio, questa legge sarà prima o poi vagliata dalla Corte Costituzionale».