ROMA - «Dò atto all’amministratore delegato Lucia Morselli di aver condotto l’azienda in una situazione di grande drammaticità. La situazione di Acciaierie d’Italia è assolutamente più complessa di tutte quelle che io ho vissuto in precedenza». Lo ha detto il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè in audizione in commissione industria al Senato sull'ex Ilva.
Il manager ha ricordato la ristrutturazione del comparto della chimica quando lui era a.d. di Eni. «Quello fu un successo, ma noi avevamo un azionista forte che poteva finanziarsi sul mercato. Acciaierie d’Italia ha dovuto gestire tutto con il flusso di cassa».
Il piano di decarbonizzazione
Entrando più nel dettaglio del piano di decarbonizzazione: la prima fase del piano avrà un raggio temporale dal 2023 al 2025 e prevede un investimento di oltre un miliardo «destinato ad aumentare per effetto dell’inflazione» ha precisato Bernabè. La seconda fase si svolgerà in un arco temporale fra il 2024 e il 2027 e prevede un investimento di 2,4 miliardi. La terza sarà realizzata fra il 2027 e il 2029 e prevede un investimento di 1,2 miliardi. La quarta fase sarà realizzata dal 2029 al 2032 e prevede un investimento di 1 miliardo.
«L'obiettivo finale - ha detto Bernabè - è arrivare all’alimentazione degli impianti con il solo idrogeno verde». Il Piano dovrà centrare quattro obiettivi: rispetto dell’ambiente, continuità occupazionale, sostenibilità economica e crescita delle quote di mercato. «Si tratta di un piano industriale complesso e ambizioso che richiede un lungo lavoro preparatorio, tutto questo richiede tempo e importanti risorse finanziarie» ha concluso Bernabé.
Il commento di Confapi
«Apprezziamo la ripatrimonializzazione e speriamo a breve un cambio di governance che porti lo Stato a controllare direttamente il sito di Taranto dell’ex Ilva, un sito strategico per l’acciaio e per la competitività delle aziende metallurgiche italiane». Lo ha detto il rappresentante di Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria) in audizione in commissione industria.
Confapi giudica anche «grave la vicenda della riduzione delle produzioni» che ha danneggiato le imprese della filiera. Confapi ha anche sottolineato che Acciaierie d’Italia ha «40 milioni di euro di debiti con «imprese esterne». «Proponiamo che Invitalia acquisti questi crediti in surroga e li usi poi in conto capitale» in vista di un aumento della sua quota.
La verifica dell'Arpa-Asl su uso plastica negli altoforni
Acciaierie d’Italia comunica che oggi Arpa Puglia e Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl di Taranto, hanno fatto visita allo stabilimento ionico per accertare l’uso di materie plastiche negli altiforni. Acciaierie d’Italia ha indicato che «è stato eseguito un test nel luglio 2022, coordinato con il Ministero dell’Ambiente che è stato fisicamente presente sugli impianti al momento della verifica tecnica dell’iniezione di polimeri, end of waste, alle tubiere dell’altoforno 4. Tale progetto - aggiunge l’azienda - rientra nell’ottica della 'road map' di decarbonizzazione e sviluppo dell’economia circolare, tracciata dal siderurgico, che consentirà un abbattimento nelle emissioni di CO2 all’anno. È in corso il normale processo di richiesta delle necessarie autorizzazioni alle autorità competenti per l'industrializzazione del relativo processo produttivo».